martedì 12 novembre 2013

La truffa del debito pubblico

L'enorme debito pubblico italiano non è dovuto, come si crede, alla spesa pubblica incontrollata e agli "sprechi" della classe politica. Ma al "divorzio" tra la Banca d'Italia e il Tesoro avvenuto nel 1981. A partire da quell'anno, su decisione di Beniamino Andreatta (allora ministro del Tesoro) e Carlo Azeglio Ciampi, la Banca d’Italia per legge ha cessato di acquistare titoli di Stato. Che significa? Che per finanziare la sua spesa il tesoro dovette offrire questi titoli in pasto, con interessi crescenti, prima al mercato interno, e poi alla speculazione finanziaria mondiale. Ecco perché tra gli anni ’80 e ’90 il debito salì alle stelle, e passò dal 57,7% sul Pil (1980) al 124,3% (1994).

Tale crescita non fu dovuta a un'impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media Ue e dell’eurozona. Infatti, nel 1984 l’Italia spendeva – al netto degli interessi sul debito – il 42,1% del Pil, nel 1994 appena il 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (Italia esclusa) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona dal 46,7 al 47,7. 

Da dove derivava la maggior crescita del debito? Dalla spesa per pagare gli interessi sul debito pubblico, molto più alta che in altri Paesi: in Italia crebbe dall’8% del Pil nel 1984 all’11,4%, rispetto alla media Ue che passò dal 4,1% al 4,4% (quella dell’Eurozona dal 3,5% al 4,4%). Nel 1993 il divario tra i tassi d’interesse fu addirittura triplo (il 13% in Italia, contro il 4,4% della zona euro e il 4,3 della Ue). Visto che l’entità dei tassi d’interesse sui titoli di Stato, ovvero quanto lo Stato paga per avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l’eliminazione di una componente importante della domanda, quale è la Banca d’Italia, ha fatto schizzare verso l’alto gli interessi e, quindi, esplodere il debito totale.
Per questo, l'Italia è rimasta esposta alle manovre speculative degli "investitori internazionali" (accadde già nel '92, con attacchi speculativi alla lira), e si è indebitata, verso i gruppi bancari e finanziari internazionali (altro che casta e sprechi!). La presunta "necessità di risanare il bilancio pubblico" è la leva per esigere il pagamento dei loro interessi imponendoci di ridurre i salari, aumentare le tasse, e distruggere il welfare (pensioni, spesa sanitaria, per l'istruzione, per i servizi). Quello che hanno fatto tutti i governi dal 1992 fino a oggi (con Monti e Letta), eseguendo gli ordini della grande finanza.

lunedì 4 novembre 2013

Da Bari un buon esempio di "prevenzione"

Si legge nell’ ultima ordinanza del sindaco di Bari, dott. Michele  Emiliano “sostare prolungatamente in gruppo, con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta, tale da impedire la piena fruibilità della piazza agli altri cittadini ed ai turisti; tale condotta di pericolo per la sicurezza urbana è tanto più lesiva dell'interesse pubblico, in quanto reiterata ovvero posta in essere da parte di soggetti con precedenti penali, assoggettati a misure di prevenzione e comunque in stabile comprovato collegamento con soggetti appartenenti alle suddette categorie di persone”. 
Per fare prevenzione, quindi, non resta che cavalcare il senso comune delle persone che preferiscono sentirsi dare comunque delle soluzioni con le quali si cerca di rassicurare la cittadinanza su questioni complesse che prevederebbero, a rigor di logica,azioni complesse e analisi dei fenomeni accurate e periodiche. Il provvedimento è stato varato in seguito a lamentele di comitati di cittadini per arginare la violenza dilagante nella città,  mi auguro che costoro  avessero un’idea diversa dalla inutile repressione; tra l’altro ci sarebbe da chiarire   quali sono gli atteggiamenti di sfida o di vendetta  sicuri che anticiperebbero   una feroce rissa e poi le  forze dell’ordine, per arginare questi fenomeni ,  oltre a stazionare  nei punti caldi come i giardini, dovrebbero rifarsi  al caso per anticipare le aggressioni o potrebbero fare ricorso a  ronde di cittadini? vecchia idea risalente a qualche anno fa che potrebbe, perché no, riaffiorare. Quindi no ai raggruppamenti e si alle ronde, in fin dei conti una soluzione semplice e certamente meno impegnativa del potenziamento  dei servizi sociali o magari di una rete preventiva interistituzionali, demolendo il progettificio dilagante mangiasoldi utile solo ad illuminare momentaneamente  la scena  del solito politico tutore e protettore.
Se i cittadini non si sentono più difesi dalle forze dell’ordine, che hanno poche risorse umane e di mezzi, la risposta non è da ricercare in  azioni repressive generiche, che ci ricordano qualcosa che avremmo voluto dimenticare, ma nel chiedersi le ragioni della crisi sociale che si annida nelle fasce deboli della popolazione e in quel mondo giovanile anello debole di un sistema che ha sostituito il valore della solidarietà con la violenza e il sopruso.
I ripetuti atti di violenza, che sempre più spesso si registrano nelle scuole o nelle strade della città di Bari, non sono disgiunti dai fenomeni di prostitute bambine, o dal  linciaggio morale verso gli omosessuali inducendoli al suicidio,  rappresentano il richiamo di chi, non avendo un’ identità, assume come modelli la prevaricazione e la competizione sleale. Il bisogno fisiologico di esternare la propria personalità attaccando l’altro viene rinforzato quotidianamente dai icone imposte dalla società globalizzata che moltiplica le ingiustizie e propone progetti di vita trasgressivi o la corruzione come fattore vincente nella corsa al denaro o al potere. Ma la crisi giovanile e il disagio maturano prevalentemente all’interno delle famiglie, dove le scelte instabili e gli errori educativi, in primo piano la soddisfazione dei bisogni materiali in sostituzione di un ascolto distratto o inesistente, delineano un modello genitoriale privo di autorevolezza, il genitore adolescente che non sa interpretare il suo ruolo spinge il figlio a cercare altrove esempi su cui costruire la propria individualità.
Incerti, confusi, sbagliati, sono i nostri ragazzi e il mondo adulto guarda con sgomento la degenerazione  in cui versa il loro universo, ma i  giovani violenti o apatici o degenerati, come i loro genitori eterni adolescenti, sono il prodotto della degradazione degli stili di vita sbagliati che la società dei consumi ha imposto e non sarà certamente la multa o l’arresto per via di uno sguardo truce ad arginare il fenomeno, soprattutto se vengono offerti modelli discutibili, come  il gioco d’azzardo ormai capillarmente diffuso in città e nel nostro Paese, legittimati dagli occhi comprensivi di una politica che risponde a fenomeni complessi con provvedimenti indifferenziati , mostrando ancora una volta di non sapere svolgere in modo appropriato il ruolo di rappresentanza degli interessi sociali. Non c’è quindi da meravigliarsi più di tanto se nelle nostre strade compare sempre più spesso  il gioco crudele della competizione, delle lotte tra bande armate che  trovano adepti nelle scuole sempre più allo sbando, ma ciò che terrorizza è l’indifferenza di una società che ha fatto toccare livelli di alienazione e asocialità sempre più estremi. 
Viviamo in un’epoca di spietata giovinezza generalizzata senza ruoli definiti dove la Legge non è più riconosciuta ed emergono devianze che vanno dalla più smodata aggressività , a comportamenti asociali , alle tossicodipendenze che sorprendono i familiari ancora legati all’immagine infantile di figli, ormai, così poco fanciulli! 

giovedì 10 ottobre 2013

Governo alf-etta: tanto non cambia niente


Il governo Alf-etta (alfano-letta) è salvo, e puntuali sono tornati i cori "Berlusconi vergogna"? Di Berlusconi dovremmo vergognarci??? Di un personaggio ormai alla frutta? C'è ben altro di cui vergognarsi!!! 

Vergogna perchè tutti i partiti di potere governano abbracciati, distinguendosi solo dal loro nome; una melma mista di gente priva di ideali, di macchiette che seguendo i diktat della Troika (Fondo monetario internazionale + Commissione  europea + BCE) ci sta riducendo come la Grecia. 

Vergogna perché a capo del governo dobbiamo avere un burattino, messo lì solo perché "così volevano i mercati" (cioè pochi speculatori e capitalisti mondiali), che deve andare regolarmente a new york o a washington per "riferire" dei "risultati raggiunti"; come se l'Italia fosse uno scolaretto ripetente a cui la "grande democrazia americana" deve dare pagelle immischiandosi nei nostri affari interni. 

Vergogna per il solito trasformismo all'italiana: personaggi come alfano, quagliariello, frattini, cicchitto, già si erano mostrati entusiasti "nuovo corso" di Monti, e sensibili ai "moniti" di ambasciatori americani e della NATO, e ora voltano le spalle all'uomo al quale devono la carriera, per difendere a tutti i costi il governo delle tasse nel quale hanno una poltrona o sperano di averla. A quando la candidatura di questi ex-galoppini a grandi statisti? 

Vergogna perché la nostra informazione, tutta schierata col governo, è complice e silente, e cerca di convincerci che "le reazioni delle borse" contano più della volontà popolare (vedi NO TAV). Un informazione che censura l'unica vera opposizione dei 5 stelle; e vergogna i 5 stelle che saranno puniti dai cittadini se continuano a stare rintanati nel palazzo a occuparsi di sciocchezze (vedi i rimborsi elettorali) invece di tornare sul territorio  

Vergogna perché anche se questo governo cadesse non ci sarebbe nessun soggetto politico in grado di unire il popolo sottomesso, sostituire i partiti marci e portare fuori il paese dalla dittatura della grande finanza.

Pasquino

... Per tornare ad essere educatori

So di essere controcorrente affermando che l’autonomia scolastica ha delegittimano la funzione scuola trasformandola in un appetitoso banchetto per i mercanti della (d)istruzione pubblica, sono refrattaria ai modelli precostruiti dei quiz e all’appiattimento delle valutazioni di massa, mi fanno inorridire le nuove pedagogie ipertecnologiche e super informatizzate, che allontanano i nostri fanciulli dalla dimensione umana della percezione del proprio corpo e di quello degli altri, eliminando di fatto lo spazio del sano gioco libero, concedendo loro una fantomatica prefabbricata ora di educazione fisica, per lo più con tanto di compito scritto e lezione orale... Ancor di più trovo ripugnante la meritocrazia e il principio di competizione introdotti in alternativa alla solidarietà tra pari, concetto ormai svuotato di senso super abusato e tanto ridicolizzato. 

Sono queste solo valutazioni di una insegnante che potrebbe avere perso il senso della modernità che tanto piace agli avanzati pedo-imprenditori e operatori economici che intravedono nella scuola e, più in generale, nel settore della conoscenza un vivaio per futuri “lavoratori”, ma che personalmente considero la legittimazione della cultura dello sfruttamento legalizzato partendo dal settore più elevato della conoscenza quello della ricerca. Con la riforma Berlinguer-Zecchino, per esempio, il contrattista universitario rappresenta un esercito di lavoratori sottopagati, un esercito che annovera,secondo i dati della Flc- CGIL, 42.649 membri. Per chiarezza va detto che i docenti esterni universitari si distinguono in liberi professionisti (Santoro o Toselli per intenderci) che lavorano senza problemi di guadagno, e lavoratori precari, che si prestano in cambio della retribuzione simbolica di 1 euro, ma con l e stesse responsabilità legali di un ordinario. 
Quest’ultima categoria, grazie ai tagli Gelmini-Tremonti (1,4 miliardi di euro), è la ragione per cui ancora rimangono in piedi gli Atenei. Pochi contrattisti potranno sperare in un accesso lavorativo nell’ ambito della ricerca, soprattutto potranno ben sperare coloro che rientrano nelle cordate familiari o politiche (!), perla maggior parte, inseriti nella tersa fascia di insegnamento nelle scuole secondarie ormai cinquantenni e oltre, non resta che sperare nell’ ingaggio dei presidi ogni anno, tanto per poter sbarcar il lunario. Questa situazione, che ha eliminato ogni residuo di dignità umana e professionale, si inserisce a pieno titolo nel processo di gerarchizzazione, valutazione, competitività, sussidiarietà, modernizzazione, privatizzazione, regionalizzazione che contraddistingue ormai da decenni il settore della conoscenza a tutti i livelli. Sottomesso agli interessi economici dei poteri forti e delle lobbies politiche che vogliono rendere scuola e Università statale i luoghi in cui imparare a produrre, consumare e obbedire e sfruttare si umiliano gli insegnati abbacinati dal miraggio di un lavoro sempre più precario e sottopagato , costringendoli a sottomettere il loro pensare critico e il loro bagaglio di conoscenze a un sistema educativo “modernizzato", adattato ai bisogni del mercato imposti dal sistema economico capitalista e, quindi, per sua natura flessibile, instabile e competitivo. 

A voler semplificare ciò che è molto complicato riesco solo individuare quelli che a mio modesto parere sono i due fondamentali elementi corrosivi di quello che fu il nostro sistema scolastico : la forte deregolamentazione e il principio di sussidiarietà, il primo, che rende i sistemi educativi sempre più autonomi e sempre più decentrati, in realtà non è che il prodotto dei processi economici internazionali decisi dalla Troika - Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea - che determinano la direzione dei flussi dei finanziamenti, la cui troppa corruzione italiana impedisce persino di spenderli bene. Il secondo problema riguarda la sussidiarietà per cui lo Stato trova nell'intervento delle Regioni una sorta di supplenza al proprio mandato costituzionale secondo il quale dovrebbe, invece, garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale una comune istruzione culturale a prescindere dal luogo di residenza, al contrario; oggi luogo di nascita, sesso e ceto sociale tornano ad essere i fattori determinanti dello sviluppo di ogni singolo essere umano.

Per tornare ad essere educatori si dovrebbe operare contro la balcanizzazione del sistema formativo e garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale una comune istruzione culturale a prescindere dal luogo di residenza contrastando una scuola funzionale esclusivamente alla formazione dei lavoratori di domani costretti a un ingresso precoce nel mondo del lavoro da minorenni apprendisti non retribuiti e sfruttati ancora prima di concludere il proprio percorso di istruzione culturale. 

Adele Dentice

Almeno c'erano delle speranze

Non c’era materiale, né soldi, solo molta inesperienza e la speranza di farcela. Negli anni trascorsi nelle scuole di periferia, in prima linea c’erano, comunque, grandi soddisfazioni con quei ragazzi così difficili che eludevano qualunque sorveglianza. In ogni caso c’era sempre la speranza di farcela. A distanza di anni in situazioni forse più tranquille rimango sconcertata dalla difficoltà di questi giovani studenti quando si tratta di voler problematizzare la realtà inghiottiti dal consumismo preferiscono imparare a memoria emulando i docenti anch’essi irrigiditi nel loro pensiero, sono stati imprigionati i nostri giovani da una quantità impressionante di cose che appartengono agli adulti sono stati privati degli spazi del gioco e della fantasia. E allora mi chiedo come sarà mai possibile costruire una scuola che dia spazio all’originalità, al pensiero critico? Come sarà mai possibile pensare ad un futuro se la competizione e il merito hanno sostituito il confronto, la collaborazione? Sono valori questi che hanno tempi distesi che richiedono ascolto, fiducia ma stridono con l’idea del mondo globalizzato, massificato e veloce dove ciò che oggi è verità domani ha non più senso, ciò che rimane di concreto è solo l’incertezza. La nostra scuola si è liquefatta all’interno di una povertà assoluta non solo economica e culturale, è la proiezione di un mondo in cui viviamo che ha una fisionomia confusa, effimera. 

Si è spento ciò che di rivoluzionario appariva negli anni ’70, l’abbattimento dei modelli prefabbricati, si è trasformato in tendenze “pedagogiche” prive di riflessione, introduzione di nuove tecniche o nuovi strumenti, ma, per cambiare, c’è bisogno di pensiero, di ricerca del senso sul perché fare delle cose e, soprattutto, scoprire la varietà delle discipline nascoste nelle azioni abituali. Una molteplicità di idee e situazioni che un tempo era ricchezza ed oggi è considerata un intoppo all’organizzazione del tempo e dello spazio miserevolmente sostituita dalla mancanza di confronto. Così gli insegnati si dibattono tra iperattivismo o lassismo, il rigore degli orari annulla ogni spazio sociale e libero e la scuola è sempre più sola nonostante l’approccio interdisciplinare, così sbandierato. Lo spazio pensato per gli studenti in realtà altro non è che una rigida divisione di ambienti privo di calore, come i numerosi laboratori o i progetti di accoglienza o integrazione e così via che stigmatizzano l’enorme distacco tra gli alunni, le famiglie, la scuola. Isolamento e individualismo questo è il triste risultato di una crisi globale che si è abbattuta anche sul mondo della conoscenza e della formazione eppure in tempi di crisi sociale e culturale, si amplifica l’importanza del’educazione come risorsa, ma è un miraggio allo stato attuale siamo incatenati all’inarrestabile deriva globale neoliberista, che considera scuole e università irrinunciabili palestre di sperimentazione delle sue politiche economiche.

Adele Dentice

martedì 8 ottobre 2013

sistema Puglia: sprechi sanitari e politici incoscienti

Quando ci si avvicina per necessità a una qualsiasi struttura ospedaliera in Puglia il primo pensiero che viene in mente  è di dover confrontarsi con la desertificazione sanitaria causata sicuramente dal disastro politico, senza però sottovalutare  la leggerezza con cui le istituzioni hanno fronteggiato negli anni il processo corruttivo sostenuto da  una mentalità diffusa di tolleranza agli intrallazzi. Eppure non più di un anno fa, dopo i mega scandali, ormai sopiti e rientrati, eravamo stati rassicurati dalle parole speranzose del Governatore della Regione Puglia e dell'assessore Attolini:
In tutte le città  -  ha detto Vendola nel 2012 -  noi dobbiamo continuare a implementare la rete dei servizi socio-assistenziali territoriali. I vecchi piccoli ospedali si stanno trasformando in contenitori di servizi nei confronti dei cittadini, in luoghi utili per diventare case della salute, in poliambulatori e consultori. Oggi, invece, presentiamo con un finanziamento previsto di 522 milioni di euro cinque nuovi ospedali, che insieme all'ospedale della Murgia e insieme a tutte le strutture che stanno sorgendo da una importante attività, che è anche attività edilizia, definiscono una rete ospedaliera evoluta, moderna e di grande qualità". 
“Noi - ha spiegato Attolini - avevamo un ospedale ogni 2,5 comuni, con un tasso di ospedalizzazione tra i più alti d'Italia e una percentuale di ricoveri inappropriati: nel 2010 era del49%. Su 102 ospedali, solo 11 coprivano il 50% del totale dei ricoveri. E i 19 ospedali riconvertiti garantivano solo il 3% dell'offerta". Attolini ha infine ricordato che, "con la chiusura della prima fase del Piano di rientro e il taglio di 1.400 posti letto, si sono ridotti del 13% i ricoveri inappropriati e il tasso di ospedalizzazione è sceso a 200 da 218, rispetto a quello medio nazionale che è dei 180".
Queste sono state le conferme forniteci nel 2012, allo stato attuale,però la rete dei servizi socio-assistenziali sembra essere divenuta inesistente, non solo  ma dei piccoli ospedaletti , che sprecavano denaro pubblico, per cui andavano trasformati in luoghi utili per la salute dei cittadini e poliambulatori, non se ne vede l’ombra. Anzi  l’unica certezza sono le disumane distanze tra un centro ospedaliero e l’altro per cui un incidente o un malore, che potrebbe sopravvenire in piena estate in una strada ad alto scorrimento come la 16 bis , vedrebbe e vede il malcapitato costretto a vagare per chilometri e spesso rimanere bloccato nell’ intasatissimo traffico costiero prima di poter sperare di  giungere in un qualsiasi pronto soccorso della zona a Bari o a Carbonara (parliamo di un raggio di oltre 40 chilometri), con il rischio serio di vedere compromessa non solo la sua salute ma la propria vita.
E’ sotto gli occhi di tutti la caduta libera nei servizi sanitari pugliesi, che sicuramente ci pone agli ultimi posti nel mondo,  e non è un caso che giornali e tv ne cominciano a parlare  ma sembra che  nessuno, per lo meno pochissimi, parli delle spese per gli investimenti strutturali  su ospedali che vengono poi chiusi tipo Triggiano, Mola, Putignano, Gioia del Colle, Monopoli.
Oppure Ospedali non terminati come quello della Murgia iniziato anni 90 (Previsti 60 miliardi di lire). Attualmente si parla di 200 milioni di euro compresi  i 25 milioni per gli arredi. Senza parlare poi dei cantieri infiniti del Di Venere con finanziamenti di 52 milioni di euro e il Policlinico di Bari, erano fondi europei previsti dall’accordo di programma del 2004 che prevedeva per la Puglia  la realizzazione di 41 interventi prioritari per la riqualificazione della rete ospedaliera  e territoriale, fondi che andavano necessariamente “appaltati”, e manco a dirlo tra i 41 interventi c’è anche il Di Venere che si ritrova così straordinarie  sale chirurgiche di ultima generazione e ambienti alla moda  vuoti !
Non sembra nemmeno un problema l’ingolfamento delle grandi strutture ospedaliere dellelunghe attese che impone la burocrazia e l’interesse di quei politici che portano avanti azioni di risposta veicolate sembra più a un proprio tornaconto elettorale, che a porre freno alla dissennata politica sanitaria di questo sventurato territorio.
Sempre sull’onda del risparmio e delle promesse mancate ci si dimentica di informare i cittadini che non ci sono soldi per l'assistenza domiciliare e fisioterapia per via dei  tagli alle prestazionie  dei milioni euro tolti alla ASL Ba 4, per la stessa ragione  non ci sono soldi per il 118 con mancata stabilizzazione del personale, assenza elisoccorso con pagliacciata della collocazione degli elicotteri a Foggia ed una pista su Asclepios non utilizzabile per grosse macchine, oltre all’abolizione delle piste nel Di Venere e S.Paolo (Bari). Va ricordato che la Puglia è una regione lunghissima per cui un intervento urgente che richiede l'utilizzo di un elicottero a Santa Maria di Leuca (estrema punta della regione) può diventare superfluo.
Sarebbero queste ultime indispensabili per gli interventi di pronto soccorso lì dove i punti di primo intervento sono inefficienti, dal momento che la decisione della Asl ha ridotto l’orario al solo turno diurno in aperta contraddizione con il  B.U.R.P n.6 del 12 Gennaio 2010 che si rifà all'art. 94 del prefato ACN prevede al comma 1 che l'attività del servizio 118 si esplica nell'arco delle 24 ore.
A rigor di logica si deduce che  la Asl Bari non può chiudere nelle ore notturne perchè tale compito spetta alla Regione e soprattutto perchè il 118 opera h 24.
Alle domande infuocate di operatori sanitari e semplici cittadini le giustificazioni sfiorano il ridicolo  surreale, se non ci fossero di mezzo vite umane “a Mola di Bari, è stato risposto, così come a Polignano o a Ruvo di Puglia ecc,  la notte ci sono pochi accessi!!!”
Se  in estate questi comuni veleggiano sull'ordine dei 60.000 abitanti e più... come può una regione che si vuol porre all'avanguardia garantire un efficace servizio di tutela sanitaria con questi numeri? e dove sono i poliambulatori territoriali? e lo snellimento dei ricoveri inappropriati come si si combinano con le  lunghissime file nei pronto soccorso, con la disperazione degli ammalati e dei familiari e con i pochissimi che denunciano, e i molti  stanchi o speranzosi che "almeno noi speriamo di cavarcela?"
di Adele Dentice

domenica 14 luglio 2013

Non studiare...LAVORA

Con il Decreto Lavoro sono stati stanziati provvedimenti  per 1,3 miliardi, tra i quali spicca quello destinato a giovani privi di titolo di studio che potranno essere usati per lavori precari e sottopagati. Si agisce nella direzione di rendere più accattivante l’assunzione di giovani grazie ad una sempre maggiore flessibilità in entrata senza agire nella pratica sulla domanda di lavoro, riduzione orario o rilanciando una nuova politica industriale. Il bonus all’azienda e le modifiche alle norme sull'apprendistato, la decontribuzione fino a 650 euro a lavoratore che viene elargita alle imprese che assumono a tempo indeterminato nel sud, non si tradurranno in posti di lavoro stabili, ma in riduzione di spese  per le aziende che già avevano in progetto di assumere . In aggiunta sono stati previsti stage per universitari (200 euro), tessere di povertà e, come se non bastasse, l'assunzione del personale ispettivo e per gli istituti privati quali l'INVALSI e INDIRE nel 2014, con  uno stanziamento di 7,6 milioni.

L’origine dei fondi
gli annunci di Letta sui finanziamenti strappati all’Europa si riferiscono in gran parte al riutilizzo dei fondi già stanziati e non utilizzati nelle regioni meridionali; non difficile costatare  che un’altra cospicua parte verrà prelevata ulteriormente  dai fondi della scuola pubblica statale. Le promesse della nuova Ministra Carrozza sono già state tradite e il suo “cambiare rotta” estende i  finanziamenti non “solo” alle scuole paritarie, ma anche alle Fondazioni private degli Istituti Superiori, alla formazione professionale, alle ditte esterne per gestire servizi essenziali tipo pulizie e vigilanza o per i servizi informatici e anche per le attività di sostegno private e, come già preannunciato, all’Invalsi

Le linee di congiunzione destra-sinistra
In base all’articolo 1, comma 875, legge 27 dicembre 2006, n. 296 per l’anno 2014 il Fondo per l’istruzione e formazione tecnica superiore Pubblica deve essere incrementato di euro 5 milioni, ma nel 2008, grazie al Governo Bersani e al Ministro Fioroni (DPCM del 25 gen 2008), il fondo passa alla gestione degli Istituti Tecnici Superiori cioè alle FONDAZIONI PRIVATE(“fondazioni di partecipazione di natura privata”) costituite da Università-Istituti Tecnici Statali- Enti Locali e di Ricerca e da Imprese o Consorzi, senza obbligo di presentare bilanci e con detrazione per gli imprenditori che vi investono, in cui la parte pubblica può cedere il proprio patrimonio o darlo in uso allaFondazione. I soldi, come è facile capire, arrivano non solo dallo Stato ma anche dalle Regioni, dagli Enti locali e perché no dalle Università...Inoltre questi ITS, val bene  precisarlo,  sono sotto il controllo “didattico” dell'impresa privata che ne determina le linee.
La gestione della formazione tecnica, dunque, passa nelle mani di imprese private finanziate con i soldi pubblici
Ultimo quesito: dove sono andati a finire quei soldi ricavati dalla strage della scuola pubblica statale  del   2008, ben  8 miliardi, da cui veniva stornato (bontà loro) un   30% annuale che doveva essere riservato dal 2010 per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola 
Forse a pensarci bene e facendoci due conticini, la risposta è  data  dall'assunzione del personale direttivo e ispettivo INVALSI-INDIRE  in piena coincidenza con la nuova idea di sviluppo del personale della scuola
In conclusione altri 12.600.000 euro tolti ancora alla scuola pubblica statale
adeledentice

lunedì 8 luglio 2013

ASSISTENZA DOMICILIARE ASSISTITA: buone pratiche o false illusioni?


E’ una buona pratica nei confronti delle disabilità più gravi e dei malati  oncologici che necessitano di assistenza domiciliare, un servizio promesso e garantito in vista dei numerosi tagli operati alle strutture ospedaliere , ma che, nonostante i proclami, sta subendo  una bella cura dimagrante,almeno nella Asl Bari (la più grande della Puglia)  che ha decurtato della metà i finanziamenti impegnati per il servizio.
 Come si è giunti a questo? andiamo per ordine partendo dal  27 aprile 2013 data in cui fu annunciato  che in base all’ultima verifica del “tavolo Massicci” la Regione aveva superato l’esame dei conti (grazie alla dismissione di 21 ospedali e il taglio di 2.200 posti letto), con un  deficit di “soli”41 milioni di euro, 10 in meno rispetto all’obiettivo prestabilito, di contro non sono rientrati i programmi operativi come la rete dell’emergenza-urgenza, dei centri di salute mentale e dei laboratori di analisi e l’osservatorio prezzi.
Fu  pensato, in assessorato alla salute, che per ottemperare a questa carenza fossero necessari  una serie  di interventi con budget di  finanziamenti di 200 milioni suddivisi in tre tranche, ricavati dalla riduzione della spesa farmaceutica, dei ricoveri e delle cure specialistiche . Con questi ulteriori tagli la Regione ha previsto la costruzione della rete dei consultori, l’attivazione di un modello territoriale per le cure psichiatriche, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e della prevenzione, per uscire, finalmente,  dal penultimo posto in cui viene relegata nei vari sondaggi nazionali.
Infatti è proprio   da un’inchiesta della CGIL sull’assistenza domiciliare che  si rileva che la  Puglia con il suo (1,8%) si trova ad essere il fanalino di coda  in Italia, brutta figura in un quadro generale di un paese a due velocità dove per l’assistenza domiciliare integrata esistono profonde differenze tra regione e regione.  
A questo punto si aprì una vaga speranza quando  fu resa nota la dichiarazione dell’assessore Gentile a voler sollevare la Puglia da una posizione scomoda, che incrina l’immagine della Puglia fiorente e avanzata (!), così si parlò di potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, diremmo solo nelle intenzioni,  dal momento che, nella pratica, con la Delibera n. 670 del 22/04/13, la Asl di Bari ha revocato il progetto di cure domiciliari, che impegnava 4 milioni di euro per esternalizzare l’assistenza domiciliare, limitando l’impegno a due insufficientissimi milioni di euro. Il motivo della revoca è sempre di natura economica e date le strettoie imposte è sembrato inopportuno  alla Direzione strategica, sulla base della  verifica dei costi attuali per il servizio di assistenza domiciliare, proseguire la procedura di gara.
 In buona sostanza l’ emorragia di carenza di servizi, dovuta ricordiamolo alla pessima gestione dell'amministrazione regionale e non dei cittadini, non solo  ha compromesso seriamente il sistema sanitario regionale pugliese, già messo a dura prova da tagli di servizi con la chiusura degli ospedali negli ultimi due anni, ma si è riversato sull’assistenza territoriale, sventolata ai quattro venti nel 2008 (ultimo intervento normativo che consentì l’utilizzo di personale infermieristico per l’assistenza domiciliare da parte dei medici di famiglia )a garanzia della tutela dei diritti dei disabili gravi, in realtà non è mai stato concesso  minimamente ciò che comunque veniva assicurato dalle strutture ospedaliere. 
Le famiglie  dei disabili e degli ammalati sanno benissimo e vivono sulla loro pelle come le promesse di potenziamento della rete sono state vane, hanno ben chiaro che   non è stato previsto alcun intervento organico e strutturale, anzi i cittadini più deboli  sono rimasti ancora più soli e il peso e i costi della gestione e della cura delle persone non autosufficienti ricadono quasi esclusivamente sulle loro spalle …A fronte di questi drammi sconosciuti, dei tagli anche  fondazioni di volontariato declinati al sostegno domiciliare dei malati oncologici la stampa enfatizza progetti che hanno più il sapore di rilancio di immagine come ci fa notare il dott. Leonardo Damiani, il quale solleva seri dubbi in merito al nuovo progetto della Regione PugliaProgetti di Vita indipendente di 280 progetti lavorativi calibrato su 2000 assunzioni di disabili con un finanziamenti di 8 milioni di euro. Si chiede, il dottore, se questi soldi non siano stati tolti da quelli destinati all’assistenza integrata. Alla luce di quanto detto  viene  poi naturale riflettere sull’esigenza negata a chi magari vorrebbe essere messo nelle condizioni di lavorare se fosse, prima, adeguatamente curato e assistito.

lunedì 1 luglio 2013

S.O.S.LAMA SAN GIORGIO

Il governo Vendola si è sempre dichiarato particolarmente attento alle questioni ambientali e alla volontà del “popolo”, ma non sembra che i provvedimenti  con cui si  autorizza  lo sversamento delle acque reflue del depuratore di Casamassima in un’area protetta come la  Lama san Giorgio, si muova in questo senso, né che rispetti la volontà dei cittadini che spesso si sono espressi contro decisioni che mettono in serio pericolo l’habitat del territorio. Va ricordato che la lama in questione, con i suoi 42 Km, è un’area di rilevante valore archeologico e naturalistico che ospita varietà di interesse comunitario, che richiederebbe la designazione di zone speciali di conservazione come la Stipa Austroitalica Martinovsky (Direttiva Europea 97/67/CE). Inoltre è presente la Quercus Troiana e una serie di inghiottitoi (scarichi naturali delle precipitazioni meteoriche). Questi fori naturali hanno avuto nei millenni un ruolo equilibratore in caso di piogge torrentizie, se venissero chiusi, onde evitare inquinamento delle falde acquifere con gli sversamenti, impedirebbero l’assorbimento dell’acqua con grande pericolo per i territori circostanti altamente urbanizzati, come la recente storia ci ha dimostrato (alluvioni del 2006).
La successione negli anni  di delibere, provvedimenti, pareri negativi dei comuni interessati ha fatto si che  nel 2011fossero bloccati i lavori, in attesa di soluzioni alternative,   del previsto collettore intercomunale per lo sversamento delle acque reflue  in Lama San Giorgio che verrebbero scaricate nella condotta sottomarina di Bari Est, soluzione che ha trovato la ferma opposizione del comune di Bari che ha designato quel’area a zona balneare; la ripresa recente delle operazioni  ha giustamente allarmato i comuni coinvolti e i comitati cittadini di Rutigliano e Casamassima, che hanno organizzato assemblee e presidi. Alla fine qualcosa si è mosso e i consiglieri comunali di Rutigliano, sotto la pressione del Comitato Salviamo Lama San Giorgio, hanno  approvato la Delibera Numero 19 Del 03-06-13 che, però,  ha un limite, quello di salvaguardare solo il proprio territorio, infatti verrebbe aggirata l’area dell’Annunziata , considerata di particolare pregio naturalistico e archeologico.
 Questo non va bene, poiché riduce la tutela ad una piccola parte del territorio, mandando alla malora l’ampia area boschiva compresa tra Casamassima e Sammichele (la più vasta della zona) aggredita comunque dalle acque, anche se depurate,  senza tener conto che non è  escluso che  queste strutture possano danneggiarsi  inquinando pesantemente la lama. Infatti i comitati per la difesa della lama San Giorgio hanno presentato i dati delle analisi eseguite sulle acque prelevate: stando ai risultati l'inquinamento sarebbe elevato. «Dalle analisi, fatte da un laboratorio di Gioia del Colle, dei campioni prelevati dalla bocca del collettore di scarico il 19 novembre e il 29 dicembre scorsi, si rileva che il Bod5, un dato importante che indica la qualità della depurazione ha superato più del doppio il limite massimo», spiega Gianni Nicastro, rappresentante della rete dei comitati.
E’, questa,  una vicenda complessa che presuppone una unanime intesa tra le forze sensibili per impedire che tutta la Lama diventi una fogna. Difenderla significa anche informare e sensibilizzare tutti i cittadini  dell’enorme valore del territorio e come questo patrimonio potrebbe diventare risorsa economica, basterebbe un programma di rivalutazione inserendola  nei percorsi  turistici  e culturali.
Bisogna impedire che anche questa lama segua la triste sorte del reticolato di lame che abbraccia la Terra di Bari, che a causa di politiche neoliberiste giocate a favore di interessi privati ha alterato notevolmente la morfologia di questi luoghi che ora si  caratterizzano per la presenza di marcati fenomeni di degrado diffuso, degrado che assume facce differenti (urbanistico, edilizio, ambientale, sociale) ma che insieme contribuiscono a caratterizzare l'area come terra di nessuno, per questo  si rende necessario un collettiva presa di coscienza in difesa di un territorio irripetibile e opporsi a chi ha pianificato scientemente la cementificazione,  la cancellazione del territorio e di aree di pregio naturalistico e culturale  a danno delle  lame ma, soprattutto, dei cittadini e del loro benessere.

domenica 30 giugno 2013

I sindacati ai tempi della crisi

“Quando esso perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati. La concertazione produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico e tendono a distanziarsene, e questo significa che più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi”…  Commissione trilaterale USA, Europa Giappone 1975.
Ai tempi della crisi i sindacati sono disposti ad assicurare agli industriali un clima di pace sociale: basta accordarsi o concertarsi!
Come più volte preannunciato l’ultima acrobazia si è consumata con l’accordo, benedetto da Letta e dal governo delle “larghe intese loro”, nonchè ampiamente enfatizzato dai media , firmato tra i sindacati di regime e la Confindustria; accordo che rinforza la rappresentanza delle organizzazioni firmatarie svuotando definitivamente  di sostanza tutta la materia contenuta  nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).
L’inciucio antidemocratico ratifica il monopolio sindacale di Cgil, Cisl e Uil  riconoscendo come “rappresentativi” i sindacati che hanno almeno il 5% delle adesioni fra iscritti e voti per le elezioni delle RSU, discriminando i "sindacati di base", e solo se sono firmatari dell'accordo stesso; si precisa infatti che solo i firmatari saranno ammessi ai tavoli di trattativa a qualsiasi livello, blindando la rappresentanza a CGIL, UIL, CISL. Un po’ come se fosse permesso partecipare alle competizioni elettorali se si accetta preventivamente il Fiscal Compact o il rinforzo delle spese militari(!). Nella sostanza si tratta dell'applicazione, in materia di rappresentanza, dell'accordo del 28 giugno 2011 che a sua volta riprendeva quello separato del 2009 che tra le altre cose prevedeva i "patti in deroga", ossia la possibilità di modificare a favore delle esigenze aziendali quasi tutta la materia contenuta nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) .
Non finisce qui, per eliminare o meglio controllare e veicolare le lotte dei lavoratori più combattivi, l’intesa  stabilisce anche  la limitazione del diritto di sciopero. Difatti, quando l'accordo viene firmato ha "piena esigibilità", cioè tutti devono rispettarlo e s'impegnano a "non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti". In pratica nessuno potrà scioperare contro quanto deciso dai “sindacati-complici” e dalla imprese. Inoltre i contratti firmati "dovranno stabilire clausole e/o procedure di raffreddamento": cioè sanzioni per i lavoratori e organizzazioni sindacali “ribelli”.
Questo giro di vite sui diritti viene giustificato dalla crisi in cui versa l’Italia per cui si rendono necessarie profonde riforme strutturali, sia economiche che istituzionali, che liberino il paese dalle eccessive tutele sociali che impediscono la mobilità del lavoro e soprattutto confinano il Paese ai marginidell’economia
In quest’ottica si legge il dietro front di Landini che capitola alla nuova politica delle larghe intese ben rappresentata dal rinvigorito  Patto dei Produttori (ipocrita alleanza tra lavoratori e poteri economici), che si veste di smielata democrazia tramite la validazione della “consultazione certificata” dei lavoratori, cioè il voto a cui cioè verranno sottoposti gli stessi accordi (Conoscendo le modalità di votazione praticate nelle quasi totalità delle aziende, siamo al momento pressoché certi che raramente i lavoratori avranno l’occasione di “bocciare”). Insomma è l’ennesima stregoneria tramite la quale vengono  dati spazi e agibilità, oltre che risorse economiche, solo   ai sindacati firmatari , mentre viene impedita ogni forma di opposizione. La giubilante signora Camusso, finalmente rientrata nei ranghi liberando la CGIL dal peso della rosea opposizione,  ha parlato di fine della “lunga stagione delle divisioni” , ed ha ragione , nei regimi totalitari ogni divergenza  deve essere eliminata a partire dal fastidioso diritto allo sciopero. Sarà facile ora  con questo ennesimo infame accordo introdurre altre norme restrittive e imporre altri tagli ai salari tanto ai tavoli delle trattative saranno ammessi solo i sindacati complici – firmatari, definiti con uno stratagemma ingannevole la maggioranza semplice delle organizzazioni sindacali. Non dei Lavoratori! 

lunedì 24 giugno 2013

La sinistra delle Porsche


Il 12 giugno scorso Nichi Vendola si è recato a Nardò a visitare a un centro tecnico acquistato dalla Porsche, accolto da dirigenti e amministratori delegati, e ha fatto il tipico discorsetto di lodi indicando la casa automobilistica quale esempio di eccellenza, innovazione ecc. (come fa qualsiasi altro politico al cospetto di ogni grosso gruppo industriale).

Già è simbolica la "nota di colore" dell'episodio: il leader della sinistra avanzata e libertaria che è salito su una fuoriserie Porsche e l’ha guidata lungo il circuito, una metafora di come la cultura della sinistra italiana sia letteralmente radical chic, cioè coniuga strettamente il "radical" (reading letterari su poetesse e poetastri, dibattiti e salotti sui mali della società, marce della pace, fricchettonismo straccione da centro sociale leoncavallizzato) e lo "chic" (passerelle confindustriali, festival e appuntamenti patinati con vip di vario tipo, degustazioni di cibi raffinati e vini, possesso e ostentazione di simboli lussuosi).  Ma si può trarre una conclusione più importante: meglio diffidare di forze e personaggi che criticando la finanziarizzazione dell'economia vi contrappongono il capitalismo "produttivo" e "virtuoso" di multinazionali e grandi gruppi industriali, come se non fossero anche questi (al pari di quelli finanziari e bancari) i fautori di un unico assetto economico e di un modello di sviluppo non più sostenibile.

La cosa più grottesca, poi, è che mentre tutte le reali attività produttive nazionali si estinguono, si da la benedizione a un marchio multinazionale che oltretutto produce beni di lusso, cioè inutili status symbol consumisti inservibili ai fabbisogni fondamentali della collettività. 
Che razza di benefici può apportare al tessuto economico della Puglia e del paese, sul piano dell'impiego e delle esigenze produttive strategiche, uno stabilimento di stupide auto costosissime alla portata solo di pochi facoltosi e "maiali" vanagloriosi?

Pasquino

domenica 23 giugno 2013

Barattiamo la scuola!!!

Parabola discendente che non conosce sosta quella di   una delle istituzioni più democratiche e - almeno fino a un po' di tempo fa - più funzionanti del nostro Paese, la scuola e il processo di integrazione dei diversamente abili,  che arranca svilita tra tagli e poca considerazione. Dopo essere stata  modello di inclusione in tutto il mondo la glaciazione sociale  offre la possibilità alMinistero dell’Istruzione, non più pubblica, di annunciare la beffa del  potenziamento del sistema dei Bes(bisogni educativi speciali) in base alla direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, con l’immissione in ruolo dei docenti di sostegno,  fornendo nel contempo indicazioni operative e gli strumenti d’intervento per gli alunni. 
Belle parole che contengono l’inganno  o meglio "il baratto delle immissioni in ruolo" con l’eliminazione di 11.000 cattedre , si passa infatti dagli attuali 101mila posti a i 90.000 tra organico di diritto e organico reale.   Il cinico meccanismo del taglio non si limita a colpire solo gli insegnati , ma brutalmente si abbatte sugli elementi più deboli (gli alunni diversamente abili) e sui  loro diritti; infatti i docenti di sostegno specializzati, vale a dire quelli che hanno seguito i corsi mirati a queste peculiari necessità didattiche, sarebbero assegnati esclusivamente agli alunni portatori di disabilità certificate come “gravi”, con il rischio che gli alunni con disabilità “lievi” verranno  affidati a docenti curriculari non specializzati che dovranno in ogni caso badare all’intera classe - pollaio. Anche la  legge attuale, che lascia l’ultima parola alla decisione dell’equipe medica, a quella psicopedagogica e in ultimo ai gruppi di lavoro scolastico (come Gliss e Glh), viene depotenziata , infatti che nell’ottica del risparmio gli organismi sanitari e psico-pedagogici dovranno solo certificare i casi evidentemente gravissimi lasciando fuori i ritardi medi forme di autismo  più ”leggere” ; chi opera nella  scuola conosce non solo l’imprevedibilità delle reazioni che possono esere argianter solo da competenze professionali , ma soprattutto come la mancanza di stimolo costante e di guida possa essere deleteria per lo sviluppo e l’autonomia di questi ragazzi. 
La scuola spezzata non garantisce oggi se non il volontariato di docenti,assistenti amministrativi e compagni volenterosi e solidali, e i genitori ne sono a conoscenza , sanno che è ormai consuetudine che al bambino non verrà assicurata l'assistenza al bagno, o che verrà chiesto loro esplicitamente di non far venire l'alunno perché nessuno potrebbe occuparsene! 
Cresce la preoccupazione e soprattutto il timore che possano prendere forma quelle terribili ipotesi delle scuole speciali, ipotesi quanto mai concretizzabile in questo clima di dissoluzione, come dimostra l’episodio di Palermo dove c’è stata la presentazione di una mozione per l’"istituzione di una scuola materna per bambini affetti da sindrome autistica" , per ora sventata come si è affrettato a dichiarare lo stresso Comune , ma che potrebbe rappresentare comunque una  pericolosa apertura verso la discriminazione, come già avviene con le prove INVALSI da cui sono esclusi i diversamente abili e solo per questo andrebbero boicottate da docenti, genitori e società speriamo non in-civile
 Crescere a fianco di un compagno con handicap significa imparare che la disabilità fa parte della vita, che è una cosa normale.

sabato 15 giugno 2013

Chiare, fresche, dolci acque...



La trasparenza obbligata sugli stipendi imposta dalla legge del’ex governo Monti ha avuto il “merito” di farci conoscere l’entità degli stipendi dei manager della SPA acquedotto Pugliese, controllata al 100% dalla Regione Puglia. Ne viene fuori che i dirigenti tra stipendi,premi di competenza più benefit (auto) riescono a percepire assegni annui di tutto rispetto, che veleggiano dai 159mila 678 del direttore generale ai 100mila dei vari direttori amministrativi.In buona sostanza i  32 manager di Aqp, tra paga base e premio di risultato costano alle casse della società 3,5 milioni di euro. 


Un quadro stridente non solo con la crisi, che devasta la gente comune, ma che sbeffeggia quanto promesso in merito a politiche economiche e ambientali usate come richiamo elettorale; alla fine i privilegi sono rimasti, la burocrazia elefantiaca non è stata sveltita minimamente , mettendo al palo i tanti progetti di depurazione, e tanto meno sono state messe in discussioni le responsabilità dei governi regionali. 
Come è ormai consuetudine  sul comune cittadino ricade il prezzo più alto non solo in termini di tariffe, praticamente raddoppiate, ma di cinico sfruttamento della buone fede delle persone soprattutto dopo la canzonatura del referendum che ha mantenuto l’acqua sotto il controllo delle amministrazioni locali con i prezzi in continua ascesa a causa della mancanza di soldi ….   Ma non ci sono solo gli stipendi elevati a farci riflettere,  anche altri dubbi avanzano sull’operato dell’ Aqp, vero monumento allo scandalo sin dai tempi dell’Enel, quando  metà del’acqua sottratta alla Basilicata a costo zero si perdeva a causa di una rete idrica colabrodo, sino all’inchiesta Dirty Water del maggio 2012. Quest’ultima ha, tra l'altro, messo in discussione il celebrato mare pugliese in particolare quello prospiciente la provincia Bat per via degli impianti di depurazione fortemente inquinanti,  tra cui quello di Molfetta, affidata all’Eurodepurazione s.p.a.e quello di Trani, il quale dopo una gestione a società privata è poi passata alla Pura Depurazione s.r.l..  Per questa vicenda  sono stati indagati anche il Dirigente del Servizio delle acque della Regione Puglia e, in via di identificazione, il rappresentante legale dell’Ato Puglia, i quali “pur a conoscenza delle condizioni precarie e gravemente critiche degli impianti hanno omesso ogni forma di controllo, né si sono avvalsi del potere di sollecitare la facoltà di revoca dei contratti di affidamento della conduzione degli impianti” (fonte  “Quotidiano 25 maggio 2012 “).
Le ultime notizie bomba riguardano le improvvise  dimissioni di Maselli, ex amministratore unico di Pugliasviluppo, successo il 15 novembre 2012 a Monteforte “licenziato” da Vendola per aver  espletato oltre 2000 gare per un importo di 1,5 miliardi di euro (Gazzetta del Mezzogiorno),  ma più che altro per aver stabilizzato il direttore generale dott.Bianco.
Il dott Maselli, che aveva il compito di mettere ordine tra gli scandali,i ritardi e la confusione imperante , si è concentrato in questi 7 mesi  su quello che si può definire il lato più  spinoso della questione acquedotto pugliese “i Depuratori”, gestiti dal 1 ottobre 2008 dalla società partecipata Pura Dep, che in questi anni si è avvalsa  di copiosi finanziamenti Regionali ed Europei, nonostante i quali   restano in piedi ancora le questioni relative agli 8 impianti che scaricano nel sottosuolo, che andrebbero spenti, e i sei casi di scarichi in mare. A questi dati si aggiungono quelli sulla percentuale di popolazione servita dal servizio di depurazione che in Puglia raggiunge il 60% facendoci precipitare al quartultimo posto e all’ultimo posto delle regioni del sud Italia. 
Se ne deduce che l’inquinamento dei nostri mari  non è solo stato prodotto dagli scarichi abusivi , ma anche dalle acque reflue non depurate con diretta responsabilità di chi ha l'onere di sorvegliare e gestire la rete di impianti. Un verminaio ancora inesploso che giustifica il retro front del dott. Maselli che,  in quanto Amministrazione Unico dell’Aqp, dopo essere stato già raggiunto da un avviso di garanzia per il depuratore di Gioia del Colle, potrebbe ritrovarsi a dover pagare per responsabilità non sue . Infatti, più della metà degli impianti  sono a rischio di non conformità con la legge. E questo, a parte le conseguenze sull’ambiente, comporta procedure di infrazione a Bruxelles e fascicoli penali. Senza parlare poi del danno di immagine della regione che avendo investito molto sul turismo si deve  confrontare con tatticismi e rimandi che ricadranno sul settore economico vacanziero.  A questo punto aspettiamo che Vendola, il quale  ha trattenuto per se' la delega alla tutela delle acque, si  attivi in prima persona e ci rassicuri anche in merito a sentenze civili e amministrative che hanno riconosciuto in favore di alcuni privati degli indennizzi da parte della Regione, proprio per la vicenda dei depuratori.
Adele Dentice

martedì 11 giugno 2013

L'hospitium Sancti Nicolai

L'hospitium Sancti Nicolai


Ospitava gratuitamente pellegrini  e i malati, quelli poveri, questo accadeva in una Bari “inospitale”  nel Medioevo, ora, dopo svariati secoli e da un centinaio di anni a destinazione  scuola, si trasforma piano piano in una parte del museo che accoglierà l’altare restaurato di San Nicola (oltre 200.000 euro donati da un signore russo!) . Al Fortino, il sindaco di Bari circondato dai noti volti  della elegante sinistra moderata cittadina, dall’immancabile codazzo della stampa ufficiale, assessori, amici e compiacenti oppositori ha aperto un dibattito sulla questione San Nicola ovviamente senza nessun cittadino comune barese, a cui sembra che dell’altare di San Nicola non importi nulla, ma si sa il cittadino barese per eccellenza  è tendenzialmente incolto e amante del buon cibo, quindi spesso rimane insensibile alle grandi manifestazioni culturali e all’ipotesi di un eventuale prestigioso museo nicolaiano al posto di una decadente, abbandonata e ricca di topi ( a detta del direttore del museo nicolaiano), oltre che inefficace, scuoletta di periferia nel centro della città storica (secondo Il sindaco). Ovviamente, le previste  timide rivalse di qualche maestra della Piccinni  accompagnate dai  soliti parolai di turno che col cuore in mano decantano la bontà e l’allegria e l’ingenuità dei bimbi barivecchiani, ormai specie rara e ricercata dal momento che gli originari o sono morti o stanno trascorrendo  vacanze obbligate in qualche casa circondariale oppure si sono dispersi nelle numerosissime periferie anonime di questa accogliente città. Promesse e garanzie di cultura, che è l’anima… del “commercio”, poiché la storia come la cultura ha valore se vi è una ricaduta in termini economici o di credenziali politiche, se no a che serve e sotto  la lente d’ingrandimento  e senza ironia riappaiono  le affermazioni del 22 novembre 2004, quando il neo eletto sindaco affermò durante il Consiglio Comunale che “bisognerà aprire spazia chi fa cultura e arte , valorizzando il patrimonio culturale locale nella sua storica molteplicità , valorizzando grandi complessi esistenti attraverso la regolare organizzazione in essi di iniziative culturali di primo rilievo “
Ingenuamente pensammo a contenitori come i teatri, sbagliammo poiché evidentemente ci si riferiva ad altri contenitori come appunto la scuola inservibile, con l’unica eccezione del più grande fallimento della politica degli ultimi anni il Petruzzelli e la sua Fondazione lirico-sinfonica, commissariata dopo l’addio del sindaco Michele Emiliano per lo scandalo assunzioni e buco di bilancio (2 milioni di euro di perdite nel 2011, poi 63mila euro di attivo nel preconsuntivo 2012), chepur di incassare soldi, ha aperto le porte a tutti, da Baglioni al Congresso nazionale degli avvocati. Certo se la vita culturale di una città si misura dai teatri e dalla conoscenza,noi baresi siamo messi proprio male! il  Margherita in stand-by per lo scontro tra Comune e Regione sul suo destino (un centro per l’arte per il primo, “solo” teatro per il secondo); il Kursaal Santa Lucia, dopo essere stato bloccato dal 2007 dal susseguirsi di  ricorsi ,  la Regione che l’ha preso sottocosto a poco più di 2 milioni (diritto di prelazione, ma 4,5 euro in meno dell’offerta di Stefano Zorzi). Poi c’è il teatro più antico prestigioso Piccinni chiuso per restauro fino al 2015, la casa editrice  Laterza che,  dopo  117 anni  di prestigiosa attività, ha dovuto  cedere l’ingresso principale della libreria,  aperto nel 1963 su via Sparano, il cuore della città, a Prada.  Senza poi parlare del declassamento operato dagli scandali universitari da “parentopoli” nella facoltà di Economia feudo delle famiglie Massari, Tatarano e Girone; ai test d’ingresso truccati a Medicina con 3 condanne e 33 patteggiamenti, sino alla docente di Scienze delle finanze e promotrice finanziaria che è scappata con quasi 20 milioni di euro in tasca e, per i pm baresi, li avrebbe raccolti tra clienti-risparmiatori per investirli su titoli falsi, ma queste sono altri fatti,  per fortuna c’è l’altare gigantesco di San Nicola a proteggerci un enorme mausoleo alto 4 metri e largo e lungo altrettanto, che non è un’opera di maquillage superficiale e distruttivo ma “un presupposto di equità sociale, una potenzialità di scambio culturale e di sviluppo economico”; già,… ma per chi?

lunedì 3 giugno 2013

una storia piccola,piccola di un Uomo sconosciuto

è una piccola storia che viene da non molto lontano questa, ma voglio raccontarvela lo stesso, perché a me piacciono le gesta degli Uomini e mi annoiano quelle degli ominicchi.
Questa è la storia di un impiegato di 48 anni della Veolia Eau di Avignone Francia, che dal 2006 non tagliava più l’acqua alle famiglie povere. Riteneva, questo Signore, che queste famiglie fossero svantaggiate economicamente e rifiutava «di mettere in opera l'interruzione della fornitura d'acqua», come ordinato dall'azienda in seguito alle bollette non saldate. Ritiene questo Signore che l’acqua sia un diritto inalienabile legato alla sopravvivenza e non può essere negato a nessuno nemmeno a chi si trova in situazione tanto svantaggiata. Questo dipendente un giorno ha deciso di non dipendere più da nessuno se non dalla propria coscienza , si è rifiutato di eseguire il compito impresso sul suo contratto di lavoro e ha cercato di negoziare il pagamento lì dove si poteva, ma questo non era previsto e tanto meno era prevista l’erogazione gratuita del preziosissimo liquido per la vita, non ha rispettato le regole della azienda ed è stato più volte ammonito. Se fossimo in un film americano, trasudante buoni sentimenti, la notte di Natale il gran capo vestito da Babbo Natale impietosito avrebbe regalato acqua corrente a tutti i morti di fame e di sete della città, nell’Italia neorealista, invece, i poveri cavalcando una scopa volerebbero verso il cielo, ma questo non è un film e questo Signore è stato licenziato per cattiva condotta il 4 aprile 2013, andando a rimpolpare il grosso esercito di poveri senz’acqua.
Grande uomo questo Signor impiegato di quelle rare persone che le idee le trasformano in azioni .. fino in fondo senza paura.
adel

mercoledì 29 maggio 2013

Puglia:il ponte tra Italia Albania

Da dove viene la tanta energia che serve a garantirci l’effimero  nostro benessere  se non dai tanti Tubi , detti gasdotti,che  collegano l'Italia alle forniture che vengono da varie parti dell’Europa e dell’Africa,( per esempio dalla Norvegia e dall’Olanda con la  Tenp (Trans Europa Naturgas Pipeline), di cui l’ Eni detiene il 49%, il gasdotto Galsi in Sardegna , che sulla carta  potrebbe portare fino a 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno dall’Algeria all’Italia passando attraverso l’isola  fino al Piombino, in Toscana e vede coinvolte l’ algerina Sonatrach (41,6%), Edison (20,8%), Enel (15,6%), di Hera (10,4%) e la finanziaria regionale Sfirs (11,6%)).
 L’ultimo progetto, chiama in causa la Puglia che verrebbe collegata al Caucaso: si tratta del  Trans Adriatic Pipeline (TAP). Il 24 maggio 2013 è stata ratificata l’intesa tra il neogoverno italiano (Letta) la Grecia e l’Albania, la ratifica che dovrà passare attraverso il Parlamento, prevede un sostanziale accordo già raggiunto a settembre 2012 (27 settembre) . Questo accordo contempla un programma per la realizzazione di  un metanodotto che dal Caucaso raggiunge la Puglia precisamente in località San Foca (Otranto !) sul progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP) che prevede un tracciato di 100 Km per la costruzione di un gasdotto transadriatico. Il gasdotto collegherà la Grecia alle coste meridionali dell’Italia passando attraverso l’Albania e il mar Adriatico permettendo così al gas proveniente dalla regione del mar Caspio di raggiungere direttamente i mercati europei, a discapito della autoproduzione di energia da fonti rinnovabili (la Germania per esempio sta puntando sull’energia rinnovabile entro il 2050 al 100%.) La VIA (valutazione d’impatto ambientale della Regione Puglia) ha espresso parere negativo , non perché rigettabile, ma perché sono poco chiari i dettagli e le implicazioni ambientali, ma contro ogni opposizione gioca comunque l’avallo della Commissione Europea  che classifica la  TAP come opera strategica il che velocizzerà, sicuramente, le procedure attuative. la  Tap fa parte dei progetti infrastrutturali in campo energetico ritenuti prioritari dall'Unione Europea ed è inserito fra i progetti cofinanziabili dall'Unione Europea tramite il programma Reti Trans-Europee dell'Energia , per cui la  Commissione europea ha già formalmente approvato deroghe alle tariffe così come l'esenzione dalla separazione della proprietà per 25 anni. “La decisione - secondo una nota del Consorzio Tap - assicurerà al futuro gasdotto la possibilità di esportare gas dall'Azerbaijan all'Europa per almeno 25 anni.”. A patto che siano soddisfatte tutte le condizioni previste, l'Unione europea può garantire deroghe al tradizionale quadro normativo. «Siamo grati alla Commissione europea per la rapida implementazione di questa esenzione - ha dichiarato Kjetil Tungland, managing director della Tap 

Inoltre  sarà proprio il gasdotto Tap, una delle principali priorita' della prossima presidenza di turno dell'Iniziativa adriatico-ionica (Iai), che dal primo giugno passera' dalla Slovenia all'Albania. ''La strategia aumentera' la visibilita' della regione e la cooperazione fra i nostri Paesi, prioritaria per l'integrazione con l'Ue'' ha detto il vice ministro degli esteri albanese Edit Harxhi.

L'infrastruttura, progettata per trasportare gas di provenienza azera dal confine tra Turchia e Grecia fino all'Italia Meridionale, ad oggi è posseduta dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia elvetica EGL e dalla tedesca E.On, ma c’è una manifestazione di sostegno economico alla TAP anche dalla britannica British Petroleum, dall'azera SOCAR, e dalla greca DEPA che va di pari passo con il progetto varato dal Governo greco mirante alla privatizzazione della compagnia nazionale, alla quale hanno già espresso il loro interesse la SOCAR e il colosso italiano ENI. I mega colossi coinvolti nel progetto hanno promesso garanzie in merito all’impatto ambientale onde controbattere i residuali dubbi del VIA e della Regione Puglia ,  giudicati legittimi sulla base di un vecchio “progetto”, solo che, da quanto afferma l’assessore Nicastro, ancora non si conoscono le variazioni,  l’unica notizia trapelata riguarda l’interramento  del gasdotto a circa un chilometro da San Foca 

sabato 25 maggio 2013

VECCHI VIZI E PUBBLICHE VIRTU’ (I parte)

 VECCHI VIZI E PUBBLICHE VIRTU’ (I parte)

Per l'amore dei nostri figli le energie rinnovabili sono importanti è un business che può vivere per sempre. Sembra un insegnamento salvifico-ambientalista, invece a parlare è un imprenditore indagato dalla procura anti-mafia di Palermo che dialoga con  il boss Vincenzo Funari. Una visione missionaria che tutela gli imprenditori del settore  e il megagiro d’affari, decisamente superiore a quello della droga (ex ministro Clini), e privilegi  connessi, che in questa fase di profonda crisi, non solo non sono stati azzerati ma addirittura sono stati rimpolpati da altri incentivi sino a tutto il 2015 per una durata di 15/20 anni, si parla di un giro di affari di 80 miliardi di euro stanziati dallo Stato  a cui difficilmente faccendieri e imprenditori sapranno rinunciare; sono guadagni sicuri per due decenni senza rischio d’impresa, poiché l’energia è un bene indispensabile e le rinnovabili non hanno nemmeno costi di materie prime. Inoltre essendo queste energie pulite gli imprenditori godono, in molti casi,  anche della benevolenza delle grandi associazioni ambientaliste
Pur senza voler generalizzare ma Dove c’è denaro c’è malavita diceva il pentito della Sacra Corona Unita  brindisina, Ercole Penna , che incastrò il noto imprenditore Tagliente importante informatore dei malavitosi in merito agli appalti locali legati alle rinnovabili; grazie anche alle sue dichiarazioni fu ulteriormente chiarito ciò che noi avevamo intuito in merito ai meccanismi di infiltrazione  della malavita organizzata pugliese  nel tessuto connettivo delle amministrazioni territoriali, in particolare  nel settore eolico e quello del fotovoltaico, il cui  promotore   fu Andrea Bruno che, nel 2005 a Torre Santa Susanna, investi per un vasto parco eolico, poi, da quel 2005 la Puglia divenne la prima regione d’Italia come numero d’impianti eolici e fotovoltaici!! Si tratta ovviamente di eolico industriale e di impianti di grandi dimensioni (…non si é dato nessun sostegno concreto invece ai piccoli impianti per abitazioni e piccole imprese) quelli che realizzati da grandi imprese, hanno saputo giovarsi dei lauti contributi messi a disposizione dal nostro paese che sono i più alti d’Europa (e che gravano sui noi contribuenti).In Italia poi c’è il paradosso dell’eolico che a rigor di logica   è  poco appetibile e remunerativo considerata la scarsa ventosità della sua superficie territoriale,  nonostante ciò, e a dispetto della bassa potenzialità eolica, l’Italia ha visto una forte crescita di impianti. A fine 2011 era al terzo posto in Europa. In particolare, tra 2005 e 2011, la capacità di generare energia dal vento è crescita del 32% l’anno contro il 21% del resto d’Europa gli incentivi e l’entusiasmo per la green economy (Università Cattolica e centro Transcrime di Milano (Stefano Caneppele, Michele Riccardi e Priscilla Standridge 2011) hanno finito con l’aprire le porte alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo studio ha analizzato 15 inchieste delle Procure condotte sul binomio criminalità-business energetico, da Avellino a Catanzaro da Trapani a Foggia ed  emerge la capacità di camorra, ‘ndrangheta & c. di entrare in questo mondo, attraverso vari passaggi: le procedure di autorizzazione, la raccolta di fondi (anche dalle banche), la realizzazione e il controllo degli impianti. Inoltre l’assenza di regole chiare nel campo dei wind farm ha garantito larga discrezionalità ai pubblici ufficiali locali. Solo nella zona del nord della Puglia assistiamo alla selva di oltre 1600 pale eoliche tra Sant'Agata, Accadia, Troia, Foggia, Lucera, Melpignano. Nel 2013 comunque si è passati al sistema delle aste nell’assegnazione degli incentivi indetta dal GSE, che metteva a disposizione 500 MW ma di offerte ne sono arrivate solo per 442 MW e solo per 3 regioni del Sud tra cui la Puglia che supera tuttte con 181MW come si evince dalla tabella stralciata dal sito della GSE
Società
Regione
Provincia
Comune
Potenza di picco
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
PUGLIA
TARANTO
LATERZA
14
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
PUGLIA
TARANTO
CASTELLANETA
16
GAMESA ENERGIA ITALIA SPA
CALABRIA
COSENZA
MONGRASSANO
16
ELETTRO SANNIO WIND 2 SRL
CALABRIA
CATANZARO
TORRE DI RUGGIERO
10
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
BASILICATA
POTENZA
BANZI
10
C&C OPPIDO LUCANO SRL
BASILICATA
POTENZA
OPPIDO LUCANO
20
LATERZA WIND 2 SRL
PUGLIA
TARANTO
LATERZA
12,3
PONTE ALBANITO SRL
PUGLIA
FOGGIA
FOGGIA
27,2
BREATHE ENERGIA IN MOVIMENTO S.R.L.
BASILICATA
POTENZA
MELFI
51
EVENTO CIRO' SRL
CALABRIA
CROTONE
CIRO'
30
ALFA WIND SRL
BASILICATA
POTENZA
MELFI
30
ANDALI ENERGIA
CALABRIA
CATANZARO
ANDALI
36
EOLSIPONTO SRL
PUGLIA
FOGGIA
MANFREDONIA
17,5
FRIEL SAN CANIO SRL
BASILICATA
MATERA
GORGOGLIONE
24
NUOVA ENERGIA SRL
PUGLIA
BARI
GRAVINA IN PUGLIA
72
ENEL GREEN POWER SPA
PUGLIA
BRINDISI
SAN VITO DEI NORMANNI
12
SAVA ENERGIA SRL
PUGLIA
TARANTO
SAVA
10
ERG EOLICA BASILICATA S.R.L.
BASILICATA
POTENZA
PALAZZO SAN GERVASIO
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 I parte