domenica 31 marzo 2013

Sotto la legalità, i furti!

Strappiamo la radice del male e del furto ai cittadini che non viene solo dalla crisi o dagli ultimi venti anni di malgoverno, ma da molto lontano, dal 1990 e dall’ abolizione dell’art 324 del Codice penale  , con quel gesto sono stati sottratti ai lavoratori , disoccupati , piccoli e medi imprenditori miliardi di euro. La logica ci porterebbe a pensare come primo atto politico del Parlamento dell'Incomunicabilità alla reintroduzione nel codice penale dell' articolo in questione  che considerava gravi delitti gli interessi privati in atti d’ufficio; con la sua depenalizzazione in un colpo solo vengono “assolti”  i responsabili di Falso in Bilancio e di Peculato per “distrazione” , cioè utilizzo di denaro pubblico per fini diversi da quelli stabiliti dalla legge. Per esempio, si possono tranquillamente pagare le banche anziché i lavoratori e le piccole imprese oppure finanziare, incostituzionalmente (art 33), la scuola privata al posto di sovvenzionare la scuola pubblica.
 Si è liberalizzata  la gestione dissennata delle risorse aprendo la strada al fulcro della corruzione del nostro Paese il conflitto di interessi, responsabile di una situazione di apparente “legalità” in cui sguazzano governanti, banchieri, un politici giudici i quali,  anziché fare l'interesse pubblico, curano interessi privati propri o degli amici se non a prestanomi.
Favorire leggi ad personam a tutela di patrimoni personali come quella sul falso in bilancio o sulla esportazione di capitali o sui vari condoni di berlusconiana memoria, non da ultimo la eccezionale rimonta del PDL avuta grazie anche ai media “privati”, per quanto deplorevoli sono quasi irrisorie rispetto alle  più gravi le complicità  che riguardano la Banca d’Italia, che da un lato dovrebbe svolgere compiti di vigilanza e controllo a tutela dei risparmiatori in base all’art. 47 della Costituzione (proteggere  e favorire i  risparmi dei cittadini), dall’altra è proprietaria degli Istituti che dovrebbe vigilare.


A riprova il Cicr (comitato credito e risparmio), sconosciuto ai più, altro non è che  una sigla  includente un organismo di  sorveglianza della  condotta del Governatore della Banca d’Italia, il quale ne fa parte   insieme ai rappresentati delle banche che nello stesso tempo sono controllate e comproprietarie della Banca stessa, naturalmente organismi stabili di questo organo  anche i ministri dell’economia e della finanza dei vari governi . Insomma inciuci interistituzionali tra pubblico e privato all’interno di un vuoto normativo  e di leggi imperfette e soprattutto di una politichetta serva dei banchieri  che da quel lontano 1990 ha, nella pratica, legittimato i fondi neri , il rientro di capitali illeciti, le evasioni fiscali  mentre gli organi di controllo   dai revisori dei conti ai sindaci alle agenzie rating non solo non hanno funzionato come dovevano, ma hanno rappresentato per la comunità costi altissimi. 

Insomma un apparente guazzabuglio ben diretto, al cui cospetto le peggiori organizzazioni criminali impallidiscono! 

L'Urlo di Mafalda

sabato 30 marzo 2013

Pensiero per Enzo Jannacci


Per Jannacci a cui voglio offrire un pensiero , perché sono cresciuta con la sua musica e le sue parole, perché ‘è sincero il dispiacere per il suo mondo, irrinunciabile pezzo della colonna sonora della nostra vita .
Ho coltivato pensieri anche attraverso la discrezionalità pungente dei suoi racconti in musica ; le note della sua normale genialita’ del suo essere fuori schema, senza trascendere mai, mi parlano sempre di una stagione che sembra, nonostante tutto, non doversi interrompere mai.
Buon vivere, dottore, tra le stelle

giovedì 28 marzo 2013

Lavoro, non spillette


Il governatore Vendola, la sua giunta e il sindaco di Bari hanno avuto il coraggio di organizzare una campagna di  "solidarietà" agli operai della fabbrica Bridgestone nella zona industriale. Comodissimo. Invece di affrontare veramente un problema, è più facile dire di averlo già fatto, tanto per alzare anche la propria popolarità! Basta commissionare a un'agenzia pubblicitaria di fare migliaia di manifesti e depliant, scriverci "siamo con voi" rivolti a una data categoria (pendolari, operai, ecc.), organizzare una conferenza stampa e invitarci la stampa e la tv, e il gioco è fatto. 

Ecco quindi che governatore e assessori si appuntano al petto spillette con su scritto "Boicotta Bridgestone" (come se il boicottaggio dei pneumatici non aumentasse la merce invenduta accelerando la chiusura della fabbrica!). E i manifesti (quelli del'"Harakiri") che invitano gli "amici giapponesi" a ripensarci (si, con le buone maniere si risolve tutto…).

La soluzione giusta sarebbe espropriare la fabbrica senza indennizzo e riavviare il ciclo produttivo con tutti i lavoratori. Ma non rientra nelle competenze di un ente locale! Toccherebbe al governo nazionale, ma… 
da 20 anni ogni governo, come ogni partito che ha governato (a cominciare da quelli di Vendola e Emiliano) non fa altro che attaccare i diritti dei lavoratori e favorire gli interessi dei gruppi economici sovranazionali (come i giapponesi della  Bridgestone) che con la "globalizzazione" vengono e se ne vanno lasciando macerie… e come se non bastasse lo stato italiano è sottoposto a organizzazioni come Unione europea, BCE, NATO, OCSE, che ci impongono questa politica, quella del liberismo. Fino a quando lo stato non tornerà davvero sovrano non potrà usare la sua autorità per salvaguardare la collettività se gli interessi in gioco sono così globali.

Se perfino lo stato ha le mani legate, allora, che diavolo possono fare gli enti locali, che sono ancora più deboli?
Beh… solo battaglie finte, magari regalando soldi pubblici alle grandi aziende che li ricattano. Specie se si avvicinano le comunali e le regionali... altrimenti perché sulla Bridgestone stanno a fare questo spot (ipocrita e costoso) mentre, nel 2011, è stata invece ignorata la vicenda analoga dei 320 operai della OM Carrelli (sempre in zona industriale)? 

Pasquino

Troppo comodo ..troppo ipocrita..


.. sbandierare una sincera carità verso gli umili o accoglienza per gli altri poveri che vengono da lontano, orchestrando una campagna mediatica che guarda sempre all’immagine soprattutto in fase preelettorale . Si gioca con cavillosità bizantine sulla vita dei poveracci ma irrimediabilmente al di là delle lezioncine che ci vengono impartite dalle parole di qualche politichino locale, di sinistra o di destra non fa alcuna differenza, o la proiezione di film di propaganda, che rievoca un ventennio passato, la vuota demagogia si manifesta in tutto il suo splendore di falsità e opportunismo su cui siede il vertice della nostra politichetta locale, svendutasi ai più potenti.
Da sinistra come da destra implacabilmente arrivano a ritmo scandito le grandi iniziative di bontà dei nostri rappresentanti che opportunamente scelgono il caso che fa notizia e lo espongono come un trofeo, lo abbiamo visto un paio di anni fa  a Bari con i coniugi disabili che sono stati premiati dai media nazionali , selezionati per la loro diversità tra gli altri morti di fame senza tetto che sempre più numerosi invadono la città , ma sono un caso limite che fa notizia, come, dopo anni di silenzio, fanno notizia i fieri ragazzi del Ferrhotel oggetto di un documentario che ha acceso gli entusiasmi di una parte della borghesia rosata di sinistra .
Ma ci sono persone, come Mafalda e i suoi amici, che non ritrovandosi in alcun schieramento calibrato su ismi anacronistici non più interpreti della base sociale, si pongono delle domande sul destino degli altri derelitti, come gli ospiti di quel campo di concentramento che è il CARA di Palese, o i Rom, o i senza tetto baresi sparpagliati agli angoli della città sempre più numerosi, sempre sgomenti e sempre più pericolosamente vicini al nostro benessere finto, come i nostri piagnistei sempre meno finti .
Passeggiando per le vie del centro oltre i negozi che magnificano i loro saldi pre-fallimento, sempre più facile scorgere anziani a frugare nei cassonetti dell’immondizia e code sempre più lunghe alle mense dei poveri, dove si vedono sempre più “facce conosciute”, ma questo fa parte del mondo degli invisibili sono un problema un grattacapo da relegare nelle periferie o in quartieri ghettizzati e degradati per renderlo impercettibile al salotto buono della città di Bari, quel centro murattiano sempre più luminoso e sempre più lontano dalle periferie.
Ma anche i poveri servono, basta sfruttare il loro dramma nella logica assistenzialista, perché ci sono  i vari progetti finanziati con soldi pubblici che affidano ad associazioni “storiche” centri polifunzionali sportelli di orientamento al Lavoro (!!!) che controllano , verificano e organizzano convegni corredati di pranzi di beneficenza che si consumano tra cristallerie preziose e vini super raffinati per intellettuali di lusso vestiti di buonismo.
Tutti bravi a coniugare il verbo della solidarietà nelle situazioni ufficiali o davanti ai media assoldati , ma poi nei fatti tanta demagogia e dietro il vuoto, poggiato sui privilegi e l’ipocrisia di una casta che utilizza gli ultimi come pacchi postali spostandoli a piacimento. 
Nessuno dall’alto della propria “immunità” può o vuole percepire il dramma sociale che si consuma quotidianamente, le parole di circostanza smaterializzano le sofferenze e le preoccupazioni legate alla precarietà e allo spettro di una nuova povertà che non lascia speranze nemmeno qui a Bari che, come altrove, padroni pubblici e privati operano per scaricarne i costi dei loro affari sui lavoratori e sugli altri ceti deboli, spostando quote sempre maggiori del reddito nazionale ai profitti ed alle rendite di pochi. 
La borghesia nostrana insediata stabilmente sugli scranni del Consiglio Comunale vuole mantenere intatti i propri privilegi sociali ed economici tracciando una strada pericolosa che conduce verso l’isolamento sociale e alle guerre tra i poveri, non del tutto spontanee, in cui ciascuno crede di difendere i propri miserevoli averi attaccando i poveri che vengono da lontano, un stratagemma per dividere e distogliere l’attenzione da altri problemi o da quella riprovevole sceneggiata che si celebra nei saloni del potere e della politica in cui si finge di litigare e, con altrettanta maestria, si sbandiera la solidarietà o l’integrazione.
I cittadini, d’altro canto, avvinghiati nei loro quotidiane affanni, privati di futuro, disdegnano la casa del popolo che dovrebbe essere il Comune, sono insensibili alle scaramucce tra notabili simbolicamente divisi in opposizione aree amiche, tra l’altro sempre più difficile diventa l’accesso alle sedute pubbliche, grandi impalcature che nascondono quella piccola porticina che conduce alle sedute dei Consigli Comunali, i quali non vengono neppure più trasmessi da reti televisive locali preposte a quello che era un sprazzo residuo di trasparenza e democrazia. 
L'Urlo (trattenuto) di Mafalda

COME INTEGR…ARCI


Le associazioni ricreative erano un tempo dedite ad alimentare la passione per l’approfondimento politico, la lettura, il cinema e ogni forma di arte comunicativa che potesse essere linfa vitale per quel desiderio di aggregazione, motore primo  dello scopo di tali associazioni.
Oggi, almeno per quanto riguarda i quartieri “parcheggio” a ridosso del centro di Bari, fungono da limbo per frotte di “ cercatori d’oro” provenienti per la maggioranza dal corno d’africa, zona che in tempi andati rivendicavamo come trampolino di lancio per la folle visione colonizzante che sin dalla notte dei tempi si annida come un virus letale nella mente di ambigui sostenitori della fallocrazia. Immigrati disillusi dalla ben piu’ “placcata” realtà’ usufruiscono dei garantisti acronimi, ARCI nella fattispecie, per aggregarsi con l’unico collante a loro disposizione, litri d’alcool dalla dubbia, legalmente parlando, somministrazione. 
Risultato, ogni sera risse nelle vie del quartiere fino all’alba,  cui non disdegnano di partecipare bulletti autoctoni, “ l’ uagnun”. Fondato è il timore che questo modo di fare potrà canalizzare la rabbia dilagante contro chi comunque appartiene all’anello debole della società.
Puntiamo la LENTE D’INGRANDIMENTO sui suddetti circoli e cerchiamo di ripristinarne l’antico nobile intento di aggregare che ha favorito la nascita di tali associazioni. E non come ricettacolo e ancestro formativo di emergente “malavita”.     
Paolo Pirretti


A Bitonto si respirerà un’aria nuova, aria di rifiuti.


Le cave sino ad ora utilizzate per ricavare materiale da costruzione saranno, forse, adibite a discariche, come è già successo ai paesi circostanti (Giovinazzo, Palombaio e Mariotto). La Provincia aveva già concesso nel 2011 una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) favorevole, procedura bocciata però dal WWF Puglia ma anche dalla politica bitontina che ha affrontato la questione in consiglio comunale. 
I dubbi restano soprattutto sulla competenza. 
Si tratta di cava o di discarica? 
Se si trattasse del secondo caso, non si terrebbe conto dell’impatto negativo sulle acque superficiali, sulle acque freatiche, sul suolo, sull’atmosfera e sulla salute umana? 
La maggior parte delle famiglie bitontine VIVE di agricoltura, ma, se questo progetto sarà realizzato, ne MORIREBBERO.
... Chiara luna...



domenica 24 marzo 2013

Lacrime e sangue per gli ammalati pugliesi


Una lente d’ ingrandimento sugli ospedali del capoluogo pugliese tra i quali il maggiormente colpito risulta il Di Venere dove  il Piano di rientro ha avuto ripercussioni sulle piante organiche, con turni massacranti, tagli al personale, assistenza a rischio.
Il tutto viene fatto risalire alla manovra drastica del Riordino Ospedaliero  che solo a Bari ha fatto saltare 200 posti letto circa la metà solo all’ Ospedale Di Venere , 19 ad ortopedia, una dozzina a chirurgia Generale e altrettanti tra neurochirurgia , e chirurgia d’urgenza seguiti poi da Neuro e clinica dermatologica  il risultato evidente sono pazienti che vengono sistemati sulle barelle, perchè l’alternativa potrebbe essere la ricerca di una posto a 100 chilometri di distanza.
Sulla carta la manovra prevedeva interventi volti alla realizzazione di un nuovo modello organizzativo, ridefinendo l’offerta di posti letto per  migliorare la qualità del Servizio sanitario regionale  in un ottica di contenimento dei costi.
Nello specifico, gli interventi dovevano essere mirati  a ridurre i ricoveri, i posti letto per acuti e a riconvertire e/o disattivare alcuni presidi ospedalieri. 
Senza parlare poi delle disfunzioni prodotte dagli accorpamenti  e dalle disattivazioni delle singole unità operative negli ospedali non destinati alla chiusura, per lo meno immediata, come nel caso del Di Venere dove avendo trasferito, per ragioni ancora poco chiare ,   il reparto di anatomia patologica al S. Paolo i tempi dei referti degli esami istologici sono raddoppiati e l’esito non lo si conosce prima di almeno trenta giorni e, sappiamo, come la celerità di diagnosi  può determinare la vita o la morte di una persona.
Belle intenzioni che si sono tradotte nella riduzione dei posti letto , nei tagli al personale senza l’attivazione di strutture extraospedaliere per garantire l’assistenza domiciliare , semiresidenziale  o residenziale a pazienti post-acuti o cronici
Guai ai malati, guai ai deboli, carne da macello in balia di altri interessi ben lontani dal  benessere del cittadino e viva  le guerre tra ospedali, pensiamo a titolo di esempio  al contenzioso tra il Di Venere e il Fallacara di Triggiano in merito al reparto di Pneumatologia ,che, a detta degli esperti,  essendo un’Unità destinata a malati complessi per garantire l’assistenza massima è necessario che siano ospitati in Ospedali che contengano altre discipline (cardiologia, Chirurgia ecc), certezza che l’ Ospedale di Carbonara, uno dei principali pugliesi, può garantire come promise l'ingegnere  De Caro, Consigliere della Regione Puglia, nell varie assemblee dei cittadini. Rimangono quindi misteriose le ragioni per cui   la terza Commissione Sanità Puglia ,adducendo la scusa dei lavori nell’ex reparto di Dermatologia , ha votato inspiegabilmente contro. 
Un esempio questo tra i tanti la realtà è che quando si ha la disgrazia di ammalarsi si precipita in un  girone dantesco in cui si ammassano decisioni incoerenti per non dire  poco trasparenti e strutture che non reggono più il carico di lavoro a causa di un  numero di addetti insufficiente, per non dire in alcuni casi inesistente. così nel nostro peregrinare da una struttura all'altra scopriamo, oltre i pochi operatori sanitari e i moltissimi pazienti, i cantieri aperti delle “dovute ristrutturazioni” di reparti che rischiano di essere solo dei non luoghi attrezzatissimi ma tristemente  abbandonati,(cfr. fondi europei previsti dall’accordo di programma del 2004 che prevedeva per la Puglia  la realizzazione di 41 interventi prioritari per la riqualificazione della rete ospedaliera  e territoriale, fondi che andavano necessariamente “appaltati”, e manco a dirlo tra i 41 interventi c’è anche il Di Venere che si ritrova così straordinarie  , sale chirurgiche di ultima generazione e ambienti alla moda  vuoti).
Ma le carte sono in regola e la l'oro legge è sempre legge, così nel mondo dell’assurdo e delle regole contrarie si ristrutturano reparti che spariranno.

venerdì 22 marzo 2013

CENERENTOLE: belle e abbandonate


Lo scempio a danno delle  lame oltre ad aver mutato radicalmente  la morfologia della Terra di Bari ha irrimediabilmente distrutto il  patrimonio storico, culturale, archeologico e paesaggistico che rappresenta le radici di una comunità, per via  di politiche neoliberiste, giocate in favore di interessi privati.
I nostri amministratori hanno sempre sbandierato durante le campagne elettorali o nei momenti critici con grande convinzione la loro preoccupazione per il futuro del nostro territorio ma  c´è da chiedersi quali siano state poi le  logiche che hanno favorito la cultura di convivenza con il rischio e il moltiplicarsi  di progetti di "sviluppo" urbanistico in aree inondabili come le lame in Terra di Bari. 
E´ chiaro che gli interessi locali hanno prevalso senza avere una visione ampia e completa di tutto il bacino idrografico, sono stati sottovalutati pericoli di alluvioni invocando comodi alibi, come i cambiamenti climatici e le mancate "pulizie fluviali" dalla vegetazione dagli accumuli di sedimenti, avendo però cura di tacere sulle proprie responsabilità (prima tra tutte l´urbanizzazione delle aree inondabili) e di sfuggire alle logiche conclusioni (come il ridimensionamento delle previsioni urbanistiche in aree inondabili), in barba al Piano di Bacino Idrografico (Legge n. 267/1998).
Ora, forse per via del momento politico particolare, vengono ripresi come il coniglio dal cilindro le Cenerentole trascurate,  come l´area a sud-est di Bari, oltre Torre Carnosa,  tra lama San Giorgio e le aree di "interesse ambientale A2" di Torre a Mare e il confine del territorio comunale del Comune di Mola di Bari, porzioni di territorio che hanno subito un processo di degrado dovuto all'intensificarsi delle costruzioni abusive lungo la fascia costiera cancellando il rapporto tra entroterra e mare.
Infine la Lama Cutizza o San Lorenzo della quale più volte e assolutamente inascoltati ci siamo occupati  denunciandone la cementificazione selvaggia a fronte di un disimpegno dei  nostri amministratori che  avrebbero dovuto pensare a interventi di ingegneria naturalistica meno impattanti e più consoni al territorio.
Le foto in nostro possesso mostrano la modifica del Paesaggio, iniziata con l'edificazione di "pezzi" della lama, che ha avuto il suo culmine con la distruzione della "rupe" dell´emergenza storico- archeologica "Ipogeo di San Lorenzo", e di parti di antichi tratturi e muretti a secco e alcuni trulli interessati dalla strada in costruzione che corre quasi parallela alla via della Marina Vecchia (inutile, vista la breve distanza fra la Triggiano-San Giorgio e la zona 167).
Le opere di trasformazione del territorio in corso non mantengono l'assetto geomorfologico d'insieme e non conservano neppure l'assetto idrogeologico, risultando non sostenibili dal punto di vista paesaggistico - ambientale e pregiudizievoli per la conservazione dei valori e dei beni da tutelare.
Un rischio rappresentato dalla probabilità che eventuali inondazioni della lama Cutizza, in occasione di eccezionali e malaugurati eventi meteorologici, possano arrecare danni alle cose e alle persone che vivono sulla lama e nelle vicinanze della stessa.
La Lama, che  nasce a nord del comune di Casamassima e, dopo un tragitto che attraversa i comuni di Casamassima, Capurso e Triggiano, sfocia nel Comune di Bari nei pressi di Cala Di Mauro, non è stata riconosciuta come area protetta  pur configurandosi come ambiente naturalistico e paesaggistico di valore in cui si conservano specie vegetali a sviluppo spontaneo e habitat ideale per la fauna quali volpi, rane, ricci di terra e donnole. 
Inoltre assolve un ruolo importante di funzionalità idraulica: non dobbiamo mai dimenticare ciò che avvenne nella notte tra il 22 e il 23 ottobre del 2005 dove un´ondata di piena uccise 6 persone.
Difatti il Comune di Triggiano nell'aprile 2010 ha presentato un progetto che prevede la realizzazione di un "canale deviatore" per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico. 
Il primo sfregio alla lama fu determinata dalla creazione di un intero quartiere nel comune di Triggiano, che  in virtù dell´imponente sviluppo urbanistico si è esteso nel lato nord-est zona San Lorenzo, cioè Lama Cutizza.
La lotta contro il consumo indiscriminato del territorio  non è semplicemente una reazione al mercatismo in favore della restaurazione della potestà dello stato sulle risorse comuni. 
Essa al contrario dà voce all'insoddisfazione e all'insofferenza per quelle politiche pubbliche che hanno generato l'attuale crisi di fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza politica.

come sostenere i soliti noti........

.. e favorire le grandi lobby, facendo finta di voler abbassare i costi delle bollette, rispettare l’ambiente, agire per il ben essere dei cittadini e accogliere democraticamente i pareri online espressi dalle pseudo consultazioni pubbliche sul sito del MiSE . 
L’ultima vicenda ci giunge dal Governo dimissionario che, travalicando le proprie competenze, senza voto di Parlamento, ha firmato un decreto interministeriale che chiude la procedura sulla Strategia Energetica Nazionale.
Tale documento, firmato da Passera e Clini, ridefinisce le linee programmatiche di un piano di crescita e di sviluppo del settore energetico, con un orizzonte temporale di riferimento più esteso, 2020 e 2050, che permetterebbe di “migliorare fortemente gli standard ambientali, di ‘decarbonizzazione’ e di rafforzare la nostra sicurezza di approvvigionamento, grazie a consistenti investimenti attesi nel settore”. 
L’attuazione della SEN consentirà, infatti, il graduale superamento degli obiettivi europei “20-20-20, grazie ad una "Significativa riduzione dei costi energetici e progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei" e che le rinnovabili possano diventare la prima fonte energetica al pari del gas.
Una strategia che è stata subito salutata con favore dal mondo imprenditoriale e in particolare dalla Federazione nazionale delle imprese elettroniche ed elettroniche di ANIE Confindustria, che già intravedono un beneficio consistente, per l’Oro: "Ci auguriamo – ha sottolineato Gemme, presidente ANIE - che questo piano vada verso quella articolata e coordinata politica energetica che tutti noi imprenditori chiediamo a gran voce, per ridare vigore alla nostra già sofferente economia, e nella direzione condivisa dalle aziende Anie di maggiore efficienza energetica e maggiore sviluppo delle rinnovabili.".


Quindi diamo il contentino delle rinnovabili, che, come è avvenuto in Puglia, possono diventare un lucroso affare  producendo un surplus di energia a danno dell’ambiente e ricevendo gli introiti del cip6, mantenendo, nel contempo, inalterata la volontà di “sostentamento” alle multinazionali degli idrocarburi a danno del nostro territorio e della vocazione al turismo che dovrebbe essere la grande ricchezza dei cittadini.
Se si ha l’accortezza di leggersi tutte le 139  pagine del documento si scopre l’inganno e cioè  l’aggiunta di sussidi alle bollette per le spese dei rigassificatori e, per lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, promuovere l’Hub Energetico del gas, che per l’Italia centro - meridionale è previsto in Basilicata.
Il documento strategico riafferma, infatti, la ferrea volontà di dare il via libera alle trivellazioni sulla terraferma e in mare, con il dovuto rispetto ambientale(!), ma di fatto non verranno minimamente scalfite le infinite concessioni già accordate.
Non so che dirvi: ancora una volta, Attenti ai buoni!

martedì 19 marzo 2013

L'analfabeta politico


Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico.
Egli non sente, non parla, nè s’importa degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita,il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche.
L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica.
Non sa l’imbecille che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.

Bertolt Brecht

Siamo stati castigati, altro che Casta!

Altro furioso attacco ai diritti sociali del nostro paese, nel silenzio totale di tutti gli schieramenti “vincitori” , ci aspetta il completamento del processo di tagli avviato  dal Patto  di Stabilità” o “Fiscal Compact”, con l’approvazione del Two Pack, che assegna alla Commissione europea nuovi e più forti poteri ,poiché avrà il compito entro ogni mese di ottobre, a partire dal 2014, di pronunciarsi sui  bilanci dei 17 Stati europei  con facoltà di porre il veto e sanzionare, superando la tradizione delle “raccomandazioni”.
Insomma un deficit democratico che attribuisce ad un organo tecnico un potere inimmaginabile mascherato dalla pezza a colori dei soliti slogan volti a promuovere la crescita, partendo dalla tutela della scuola e della sanità
 Secondo i deputati  europei sostenitori del pacchetto legislativo, guidati da Jaean Paul Gauzès ed Elisa Ferreira , quando un Paese deve operare tagli consistenti questi non “dovrebbero”(Non devono avremmo preferito) coinvolgere la sanità e la scuola, così come la riduzione del deficit dovrebbe essere applicata in modo più flessibile. Si prevede l’istituzione di un Fondo europeo di redenzione (forme di aiuto utile per abbassare i tassi di interesse sui titoli di debito pubblico) gli Eurobills (emissione di un fondo di riscatto in sostituzione parziale delle emissioni nazionali di debito) e un gruppo di saggi che emetterà “pareri sulla fattibilità di un sistema eurobond (debito comune area  euro).
Ci si vuol far credere che la Commissione sarà soggetta a nuovi controlli , così come  Troika, “la Commissione, BCE e FMI,  in realtà  nella supervisione delle riforme economiche nei paesi in difficoltà verranno confezionate nuove troike  a cui saranno conferiti maggiori poteri e “assistenze finanziarie”  tramite l’EMS.
Una leggina europea, scivolata  inosservata e indisturbata, che si traduce  in un pesante pacchetto di 45 miliardi annuali per l’Italia per i prossimi venti anni e su questo ci sarebbe da chiedere  ai nuovi parlamentari che hanno concentrato il livore anticasta contro i privilegi economici dei parlamentari, che per quanto ripugnanti sono la milionesima parte del problema che ci affligge,  come mai nessuno si è espresso contro questo ennesimo  attacco alla nostra sovranità economica, né sembra ne loro programmi ci siano esplicite posizioni politiche che possano mettere in discussione lo strapotere dell'UE sugli Stati Nazionali che con i suoi provvedimenti  mette seriamente in gioco la nostra libertà e il nostro benessere
Senza nemmeno soffermarci sui PD e PDL, di cui ampiamente conosciamo le loro responsabilità, assistiamo ai coloriti cambi di giacca  di  Vendola il saltimbanco, che scaccia senza tanti complimenti  la pesante eredità di Rifondazione aderendo al PsE, e alle invettive di  Grillo che, pur avendo tanti problemi a cui pensare, non  mi sembra si sia sprecato più di tanto sulle ricadute economiche che tali provvedimenti hanno sul economia reale del Paese  né mi sembra, in definitiva,  apparire  poi tanto contrario all’Europa,
Intanto, tra un nuovo Papa e un nuovo Parlamento,  e un il toto Governo, dietro l’angolo e sulle nostre teste incombono i molto reali  tagli alle pensioni e licenziamento in massa dei pubblici dipendenti.

Adele Dentice

lunedì 18 marzo 2013

Se lasciamo morire la scuola, muore anche il quartiere..


.. così per anni abbiamo lottato per difendere una scuola presidio di legalità all’interno di un territorio dilaniato dalla criminalità e dalla speculazione edilizia. 
Ora il magnifico edificio, tristemente chiuso da un lucchetto che la dice lunga sul suo destino, rischia di essere ceduto magari per dar finalmente corpo a un vecchio progetto che vedrebbe trasformata la più vecchia scuola di Bari in un albergo un Ostello pronto a ricevere i turisti
L’edificio comunale, di proprietà dei cittadini baresi, rischia questa fine né sarebbe da meravigliarsi più di tanto dal momento che un po’ è abitudine di questa amministrazione cedere immobili di pregio e storici per compensare altro, come è avvenuto con Palazzo San Michele (ex monastero di San Benedetto) e l’ex convento dei Teatini, ceduti per evitare il commissariamento del Petruzzelli, sacrificio che non ha evitato il destino ormai segnato del teatro.
La scuola San Nicola uccisa dai pregiudizi popolari largamente strumentalizzati da chi aveva altri interessi  chiude i battenti, così come si stanno depauperando le altre scuole del quartiere  le quali devono cedere il passo alle ondate emotive che direzionano le famiglie verso poli didattici anche a costo della violazione sulle norme elementari sulla sicurezza e di sprechi enormi per la comunità. Si preferisce ammassare i propri figli in luoghi poco luminosi o in scatole verticali che in caso di incendi o altro potrebbero mettere in serio pericolo la vita dei bambini, tutto questo pur di evitare di tornare a far vivere un patrimonio storico e culturale che ci appartiene. 
Ma la mente umana è un universo inesplorato e misterioso e mai ci sarà una risposta logica, a  parte la solita tiritera dei ragazzacci “i vastasidde” che albergano in quegli edifici, che rovinano i bravi ragazzi; però se il destino della Scuola Media San Nicola è quello di chiudere ebbene come cittadini evitiamo che sia ingoiato da altri interessi, se i ragazzi del quartiere sono destinati ad andare altrove ebbene i cittadini baresi TUTTI hanno il dovere di mobilitarsi e di “scegliere” quale destino il grande edificio che fronteggia la Basilica  dovrà avere.
Il pensiero e la proposta di Mafalda è quello di rivolgere lo sguardo non più ai polli da spennare (turisti) o alle associazioni amiche antimafia, pacifinte , ecoverdognole,  in questo periodo di povertà dove gli ultimi sono dispersi tra le strade o i non luoghi di questa città, sempre più spersonalizzata, ebbene un atto di carità potrebbe illuminare le azioni di questi nostri rappresentanti, purtroppo da noi scelti, un atto che parta dal basso dalla gente comune che decide di offrire agli ultimi, ai dannati della terra a quei nostri fratelli più derelitti, un magnifico edificio L’Ostello del Povero e saremo tutti immensamente più ricchi. 
L’urlo di Mafalda 

I “dannati della terra”


Chávez, Néstor Kirchner (anche lui morto nel suo miglior momento di lucidità politica) ed Evo Morales nel 2005 a Mar del Plata dissero No agli USA sconfiggendo il disegno di Bush che voleva trasformare l’America Latina in uno strumento al servizio della competizione globale contro la Cina, dimostrarono  al mondo che i popoli possono ragionare con la propria testa e non essere divorati da quel modello economico che sta divorando il sud Europa.
Definita "dittatura populista", dalla disinformazione  dei media di regime che  tendono a rappresentare Chavéz in modo caricaturale,  è stata, al contrario della politica “democratica e di pace”, in grado di distribuire pane e diritti a tutti facendo la cosa più semplice del mondo “prendere la ricchezza del suo Paese, il petrolio, nelle mani di pochi, e distribuirla”  affrancando il suo  popolo e riducendo  le disuguaglianze sociali semplicemente controllando e nazionalizzando la compagnia petrolifera: in tal modo ha  garantito politiche sociali per tutti.
Il sistema sanitario eccellente, investimenti per la ricerca, la scuola ottima. Solo pochi intellettuali oggi hanno il coraggio ma soprattutto l’onestà di riconoscere che Chavéz, l’umile ragazzo di periferia,  ha incarnato quello che ciascun politico dovrebbe fare “essere dalla parte degli umili e rifiutare ogni forma di colonialismo e imperialismo" per non diventare o continuare ad essere gli ultimi i "dannati della Terra".
Oggi Chavéz è morto e si profila il pericolo del «Washington consensus», di diatribe interne e spaccature, ma c’è la sua eredità e un patrimonio lasciato a tutti i popoli della terra.
Hasta la Victoria Comandante.

martedì 12 marzo 2013

L'OSTELLO DEL POVERO


L' Ostello del Povero
Se lasciamo morire la scuola, muore anche il quartiere , così per anni abbiamo lottato per difendere una scuola presidio di legalità all’interno di un territorio dilaniato dalla criminalità e dalla speculazione edilizia. Ora il magnifico edificio , tristemente chiuso da un lucchetto che la dice lunga sul suo destino, rischia di essere ceduto magari per dar finalmente corpo a un vecchio progetto che vedrebbe trasformata la più vecchia scuola di Bari in un albergo  un Ostello pronto a ricevere i turisti . L’ edificio comunale , di proprietà dei cittadini baresi, rischia questa fine né sarebbe da meravigliarsi  più di tanto dal momento che un po’ è abitudine di questa amministrazione cedere immobili di pregio e storici per compensare altro come  è avvenuto con Palazzo San Michele (ex monastero di San Benedetto) e l’ex convento dei Teatini ceduti per evitare il commissariamento del Petruzzelli , sacrificio che non ha  evitato il destino ormai segnato del teatro.
La scuola San Nicola uccisa dai pregiudizi popolari largamente strumentalizzati da chi aveva altri interessi  chiude i battenti , così come si stanno depauperando le altre scuole del quartiere  le quali devono cedere il passo alle ondate emotive che direzionano le famiglie verso poli didattici anche a costo della violazione sulle norme elementari sulla sicurezza e di sprechi enormi per la comunità. Si preferisce ammassare i propri figli in luoghi poco luminosi o in scatole verticali che in caso di incendi o altro potrebbero mettere in serio pericolo la vita dei bambini, tutto questo pur di evitare di tornare a far vivere un patrimonio storico e culturale che ci appartiene. Ma la mente umana è un universo inesplorato e misterioso e mai ci sarà una risposta logica, a  parte la solita tiritela dei ragazzacci “i vastasidde” che albergano in quegli edifici, che rovinano i bravi ragazzi; però se il destino della Scuola Media San Nicola è quello di chiudere ebbene come cittadini evitiamo che sia ingoiato da altri interessi , se i ragazzi del quartiere sono destinati ad andare altrove ebbene i cittadini baresi Tutti hanno il dovere di mobilitarsi e di “scegliere” quale sorte il grande edificio, che fronteggia la Basilica,  dovrà avere.
 Il pensiero e la proposta di Mafalda  è quello di rivolgere lo sguardo non più ai polli da spennare (turisti) o alle associazioni amiche antimafia, pacifinte , ecoverdognole,  in questo periodo di povertà dove gli ultimi sono dispersi tra le strade o i non luoghi di questa città, sempre più spersonalizzata, ebbene un atto di carità potrebbe illuminare le azioni di questi nostri rappresentanti, purtroppo da noi scelti, un atto che parta dal basso dalla gente comune che decide di offrire agli ultimi , ai dannati della terra a quei nostri fratelli più derelitti un magnifico edificio L’Ostello del Povero  e saremo tutti immensamente ricchi
Mafalda e il suo urlo

venerdì 8 marzo 2013

Cenerentole: Belle e Abbandonate (sulle Lame di puglia)

Lo scempio a danno delle  lame oltre ad aver mutato radicalmente  la> morfologia della Terra di Bari ha irrimediabilmente distrutto il>  patrimonio storico, culturale, archeologico e paesaggistico che> rappresenta le radici di una comunità, per via  di politiche neoliberiste> giocate in favore di interessi privati>> I nostri amministratori hanno sempre sbandierato durante le campagne> elettorali o nei momenti critici con grande convinzione la loro> preoccupazione per il futuro del nostro territorio ma  c´è da chiedersi> quali siano state poi le  logiche che hanno favorito la cultura di> convivenza con il rischio e il moltiplicarsi  di progetti di "sviluppo"> urbanistico in aree inondabili come le lame in Terra di Bari. E´ chiaro che> gli interessi locali hanno prevalso senza avere una visione ampia e> completa di tutto il bacino idrografico, sono stati sottovalutati pericolo> di alluvioni invocando comodi alibi, come i cambiamenti climatici e le> mancate "pulizie fluviali" dalla vegetazione dagli accumuli di sedimenti.,> avendo però cura di tacere sulle proprie responsabilità (prima tra tutte> l´urbanizzazione del-le aree inondabili) e di sfuggire alle logiche> conclusioni (come il ridimensionamento delle previsioni urbanistiche in> aree inondabili), in barba* al Piano di Bacino Idrografico (Legge n.> 267/1998*  Ora, forse per via del momento politico particolare , vengono> ripresi come il coniglio dal cilindro le Cenerentole trascurate ,  come> l´area a sud-est di Bari, oltre Torre Carnosa,  tra lama San Giorgio e le> aree di "interessa  ambientale A2" di Torre a Mare e il confine del> territorio comunale del Comune di Mola di Bari porzioni di territorio che> hanno subito un processo di degrado dovuto all´intensificarsi delle> costruzioni abusive lungo la fascia costiera cancellando il rapporto tra> entroterra e mare>> Infine la Lama Cutizza o San Lorenzo della quale più volte e assolutamente> inascoltati ci siamo occupati  denunciandone la cementificazione selvaggia>  a fronte di un disimpegno dei  nostri amministratori che  avrebbero>  dovuto pensare a interventi di ingegneria naturalistica meno impattanti e> più consoni al territorio>> Le foto in nostro possesso mostrano la modifica del Paesaggio, iniziata con> l´edificazione di "pezzi" della lama, che ha avuto il suo culmine con la> distruzione della "rupe" dell´emergenza storico- archeologica "Ipogeo di> San Lorenzo", e di parti di antichi tratturi e muretti a secco e alcuni> trulli> interessati dalla strada in costruzione che corre quasi parallela alla via> della Marina Vecchia (inutile, vista la breve distanza fra la Triggiano-San> Giorgio e la zona 167).> Le opere di trasformazione del territorio in corso non mantengono l'assetto> geomorfologico d'insieme e non conservano neppure l'assetto idrogeologico,> risultando non sostenibili dal punto di vista paesaggistico - ambientale e> pregiudizievoli per la conservazione dei valori e dei beni da tutelare Un> rischio rappresentato dalla probabilità che eventuali inondazioni della> lama Cutizza, in occasione di eccezionali e malaugurati eventi> meteorologici, possano arrecare danni alle cose e alle persone che vivono> sulla lama e nelle vicinanze della stessa>>>> La Lama, che  nasce a nord del comune di Casamassima e dopo un tragitto che> attraversa i comuni di Casanassima , Capurso e Triggiano  sfocia nel Comune> di Bari  nei pressi di Cala Di Mauro, non è stata riconosciuta come area> protetta  pur configurandosi come ambiente naturalistico e paesaggistico di> valore   in cui si conservano specie vegetali  a sviluppo spontaneo e> habitat ideale per la fauna quali volpi, rane, ricci di terra e donnole,> inoltre assolve un ruolo importante di funzionalità idraulica, non dobbiamo> mai dimenticare ciò che avvenne nella notte tra il 22 e il 23 ottobre del> 2005 dove un´ondata di piena uccise 6 persone , difatti il Comune di> Triggiano nell´aprile 2010 ha presentato un progetto che prevede la> realizzazione di un "canale deviatore" per la mitigazione del rischio> idraulico e idrogeologico. Il primo sfregio alla lama fu determinata dalla> creazione di un intero quartiere nel comune di Triggiano, che  in virtù> dell´imponente sviluppo urbanistico si è esteso nel lato nord-est zona San> Lorenzo, cioè Lama Cutizza>> La lotta del Movimento di Liberazione Per il Bene Comune contro il consumo> indiscriminato del territorio  non è semplicemente una reazione al> mercatismo in favore della restaurazione della potestà dello stato sulle> risorse comuni. Essa al contrario dà voce all´insoddisfazione e> all´insofferenza per quelle politiche pubbliche che hanno generato> l´attuale crisi di fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza politica>>> Movimento di liberazione Per il Bene Comune>> http://www.youtube.com/watch?v=L04sJ0ycym8