domenica 14 luglio 2013

Non studiare...LAVORA

Con il Decreto Lavoro sono stati stanziati provvedimenti  per 1,3 miliardi, tra i quali spicca quello destinato a giovani privi di titolo di studio che potranno essere usati per lavori precari e sottopagati. Si agisce nella direzione di rendere più accattivante l’assunzione di giovani grazie ad una sempre maggiore flessibilità in entrata senza agire nella pratica sulla domanda di lavoro, riduzione orario o rilanciando una nuova politica industriale. Il bonus all’azienda e le modifiche alle norme sull'apprendistato, la decontribuzione fino a 650 euro a lavoratore che viene elargita alle imprese che assumono a tempo indeterminato nel sud, non si tradurranno in posti di lavoro stabili, ma in riduzione di spese  per le aziende che già avevano in progetto di assumere . In aggiunta sono stati previsti stage per universitari (200 euro), tessere di povertà e, come se non bastasse, l'assunzione del personale ispettivo e per gli istituti privati quali l'INVALSI e INDIRE nel 2014, con  uno stanziamento di 7,6 milioni.

L’origine dei fondi
gli annunci di Letta sui finanziamenti strappati all’Europa si riferiscono in gran parte al riutilizzo dei fondi già stanziati e non utilizzati nelle regioni meridionali; non difficile costatare  che un’altra cospicua parte verrà prelevata ulteriormente  dai fondi della scuola pubblica statale. Le promesse della nuova Ministra Carrozza sono già state tradite e il suo “cambiare rotta” estende i  finanziamenti non “solo” alle scuole paritarie, ma anche alle Fondazioni private degli Istituti Superiori, alla formazione professionale, alle ditte esterne per gestire servizi essenziali tipo pulizie e vigilanza o per i servizi informatici e anche per le attività di sostegno private e, come già preannunciato, all’Invalsi

Le linee di congiunzione destra-sinistra
In base all’articolo 1, comma 875, legge 27 dicembre 2006, n. 296 per l’anno 2014 il Fondo per l’istruzione e formazione tecnica superiore Pubblica deve essere incrementato di euro 5 milioni, ma nel 2008, grazie al Governo Bersani e al Ministro Fioroni (DPCM del 25 gen 2008), il fondo passa alla gestione degli Istituti Tecnici Superiori cioè alle FONDAZIONI PRIVATE(“fondazioni di partecipazione di natura privata”) costituite da Università-Istituti Tecnici Statali- Enti Locali e di Ricerca e da Imprese o Consorzi, senza obbligo di presentare bilanci e con detrazione per gli imprenditori che vi investono, in cui la parte pubblica può cedere il proprio patrimonio o darlo in uso allaFondazione. I soldi, come è facile capire, arrivano non solo dallo Stato ma anche dalle Regioni, dagli Enti locali e perché no dalle Università...Inoltre questi ITS, val bene  precisarlo,  sono sotto il controllo “didattico” dell'impresa privata che ne determina le linee.
La gestione della formazione tecnica, dunque, passa nelle mani di imprese private finanziate con i soldi pubblici
Ultimo quesito: dove sono andati a finire quei soldi ricavati dalla strage della scuola pubblica statale  del   2008, ben  8 miliardi, da cui veniva stornato (bontà loro) un   30% annuale che doveva essere riservato dal 2010 per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola 
Forse a pensarci bene e facendoci due conticini, la risposta è  data  dall'assunzione del personale direttivo e ispettivo INVALSI-INDIRE  in piena coincidenza con la nuova idea di sviluppo del personale della scuola
In conclusione altri 12.600.000 euro tolti ancora alla scuola pubblica statale
adeledentice

lunedì 8 luglio 2013

ASSISTENZA DOMICILIARE ASSISTITA: buone pratiche o false illusioni?


E’ una buona pratica nei confronti delle disabilità più gravi e dei malati  oncologici che necessitano di assistenza domiciliare, un servizio promesso e garantito in vista dei numerosi tagli operati alle strutture ospedaliere , ma che, nonostante i proclami, sta subendo  una bella cura dimagrante,almeno nella Asl Bari (la più grande della Puglia)  che ha decurtato della metà i finanziamenti impegnati per il servizio.
 Come si è giunti a questo? andiamo per ordine partendo dal  27 aprile 2013 data in cui fu annunciato  che in base all’ultima verifica del “tavolo Massicci” la Regione aveva superato l’esame dei conti (grazie alla dismissione di 21 ospedali e il taglio di 2.200 posti letto), con un  deficit di “soli”41 milioni di euro, 10 in meno rispetto all’obiettivo prestabilito, di contro non sono rientrati i programmi operativi come la rete dell’emergenza-urgenza, dei centri di salute mentale e dei laboratori di analisi e l’osservatorio prezzi.
Fu  pensato, in assessorato alla salute, che per ottemperare a questa carenza fossero necessari  una serie  di interventi con budget di  finanziamenti di 200 milioni suddivisi in tre tranche, ricavati dalla riduzione della spesa farmaceutica, dei ricoveri e delle cure specialistiche . Con questi ulteriori tagli la Regione ha previsto la costruzione della rete dei consultori, l’attivazione di un modello territoriale per le cure psichiatriche, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e della prevenzione, per uscire, finalmente,  dal penultimo posto in cui viene relegata nei vari sondaggi nazionali.
Infatti è proprio   da un’inchiesta della CGIL sull’assistenza domiciliare che  si rileva che la  Puglia con il suo (1,8%) si trova ad essere il fanalino di coda  in Italia, brutta figura in un quadro generale di un paese a due velocità dove per l’assistenza domiciliare integrata esistono profonde differenze tra regione e regione.  
A questo punto si aprì una vaga speranza quando  fu resa nota la dichiarazione dell’assessore Gentile a voler sollevare la Puglia da una posizione scomoda, che incrina l’immagine della Puglia fiorente e avanzata (!), così si parlò di potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, diremmo solo nelle intenzioni,  dal momento che, nella pratica, con la Delibera n. 670 del 22/04/13, la Asl di Bari ha revocato il progetto di cure domiciliari, che impegnava 4 milioni di euro per esternalizzare l’assistenza domiciliare, limitando l’impegno a due insufficientissimi milioni di euro. Il motivo della revoca è sempre di natura economica e date le strettoie imposte è sembrato inopportuno  alla Direzione strategica, sulla base della  verifica dei costi attuali per il servizio di assistenza domiciliare, proseguire la procedura di gara.
 In buona sostanza l’ emorragia di carenza di servizi, dovuta ricordiamolo alla pessima gestione dell'amministrazione regionale e non dei cittadini, non solo  ha compromesso seriamente il sistema sanitario regionale pugliese, già messo a dura prova da tagli di servizi con la chiusura degli ospedali negli ultimi due anni, ma si è riversato sull’assistenza territoriale, sventolata ai quattro venti nel 2008 (ultimo intervento normativo che consentì l’utilizzo di personale infermieristico per l’assistenza domiciliare da parte dei medici di famiglia )a garanzia della tutela dei diritti dei disabili gravi, in realtà non è mai stato concesso  minimamente ciò che comunque veniva assicurato dalle strutture ospedaliere. 
Le famiglie  dei disabili e degli ammalati sanno benissimo e vivono sulla loro pelle come le promesse di potenziamento della rete sono state vane, hanno ben chiaro che   non è stato previsto alcun intervento organico e strutturale, anzi i cittadini più deboli  sono rimasti ancora più soli e il peso e i costi della gestione e della cura delle persone non autosufficienti ricadono quasi esclusivamente sulle loro spalle …A fronte di questi drammi sconosciuti, dei tagli anche  fondazioni di volontariato declinati al sostegno domiciliare dei malati oncologici la stampa enfatizza progetti che hanno più il sapore di rilancio di immagine come ci fa notare il dott. Leonardo Damiani, il quale solleva seri dubbi in merito al nuovo progetto della Regione PugliaProgetti di Vita indipendente di 280 progetti lavorativi calibrato su 2000 assunzioni di disabili con un finanziamenti di 8 milioni di euro. Si chiede, il dottore, se questi soldi non siano stati tolti da quelli destinati all’assistenza integrata. Alla luce di quanto detto  viene  poi naturale riflettere sull’esigenza negata a chi magari vorrebbe essere messo nelle condizioni di lavorare se fosse, prima, adeguatamente curato e assistito.

lunedì 1 luglio 2013

S.O.S.LAMA SAN GIORGIO

Il governo Vendola si è sempre dichiarato particolarmente attento alle questioni ambientali e alla volontà del “popolo”, ma non sembra che i provvedimenti  con cui si  autorizza  lo sversamento delle acque reflue del depuratore di Casamassima in un’area protetta come la  Lama san Giorgio, si muova in questo senso, né che rispetti la volontà dei cittadini che spesso si sono espressi contro decisioni che mettono in serio pericolo l’habitat del territorio. Va ricordato che la lama in questione, con i suoi 42 Km, è un’area di rilevante valore archeologico e naturalistico che ospita varietà di interesse comunitario, che richiederebbe la designazione di zone speciali di conservazione come la Stipa Austroitalica Martinovsky (Direttiva Europea 97/67/CE). Inoltre è presente la Quercus Troiana e una serie di inghiottitoi (scarichi naturali delle precipitazioni meteoriche). Questi fori naturali hanno avuto nei millenni un ruolo equilibratore in caso di piogge torrentizie, se venissero chiusi, onde evitare inquinamento delle falde acquifere con gli sversamenti, impedirebbero l’assorbimento dell’acqua con grande pericolo per i territori circostanti altamente urbanizzati, come la recente storia ci ha dimostrato (alluvioni del 2006).
La successione negli anni  di delibere, provvedimenti, pareri negativi dei comuni interessati ha fatto si che  nel 2011fossero bloccati i lavori, in attesa di soluzioni alternative,   del previsto collettore intercomunale per lo sversamento delle acque reflue  in Lama San Giorgio che verrebbero scaricate nella condotta sottomarina di Bari Est, soluzione che ha trovato la ferma opposizione del comune di Bari che ha designato quel’area a zona balneare; la ripresa recente delle operazioni  ha giustamente allarmato i comuni coinvolti e i comitati cittadini di Rutigliano e Casamassima, che hanno organizzato assemblee e presidi. Alla fine qualcosa si è mosso e i consiglieri comunali di Rutigliano, sotto la pressione del Comitato Salviamo Lama San Giorgio, hanno  approvato la Delibera Numero 19 Del 03-06-13 che, però,  ha un limite, quello di salvaguardare solo il proprio territorio, infatti verrebbe aggirata l’area dell’Annunziata , considerata di particolare pregio naturalistico e archeologico.
 Questo non va bene, poiché riduce la tutela ad una piccola parte del territorio, mandando alla malora l’ampia area boschiva compresa tra Casamassima e Sammichele (la più vasta della zona) aggredita comunque dalle acque, anche se depurate,  senza tener conto che non è  escluso che  queste strutture possano danneggiarsi  inquinando pesantemente la lama. Infatti i comitati per la difesa della lama San Giorgio hanno presentato i dati delle analisi eseguite sulle acque prelevate: stando ai risultati l'inquinamento sarebbe elevato. «Dalle analisi, fatte da un laboratorio di Gioia del Colle, dei campioni prelevati dalla bocca del collettore di scarico il 19 novembre e il 29 dicembre scorsi, si rileva che il Bod5, un dato importante che indica la qualità della depurazione ha superato più del doppio il limite massimo», spiega Gianni Nicastro, rappresentante della rete dei comitati.
E’, questa,  una vicenda complessa che presuppone una unanime intesa tra le forze sensibili per impedire che tutta la Lama diventi una fogna. Difenderla significa anche informare e sensibilizzare tutti i cittadini  dell’enorme valore del territorio e come questo patrimonio potrebbe diventare risorsa economica, basterebbe un programma di rivalutazione inserendola  nei percorsi  turistici  e culturali.
Bisogna impedire che anche questa lama segua la triste sorte del reticolato di lame che abbraccia la Terra di Bari, che a causa di politiche neoliberiste giocate a favore di interessi privati ha alterato notevolmente la morfologia di questi luoghi che ora si  caratterizzano per la presenza di marcati fenomeni di degrado diffuso, degrado che assume facce differenti (urbanistico, edilizio, ambientale, sociale) ma che insieme contribuiscono a caratterizzare l'area come terra di nessuno, per questo  si rende necessario un collettiva presa di coscienza in difesa di un territorio irripetibile e opporsi a chi ha pianificato scientemente la cementificazione,  la cancellazione del territorio e di aree di pregio naturalistico e culturale  a danno delle  lame ma, soprattutto, dei cittadini e del loro benessere.