martedì 1 dicembre 2015

Non è Salvini a stupirci.

Salvini: “I viaggi in Israele e Usa sono due snodi fondamentali. Una delle persone che intendo incontrare è Avigdor Lieberman (leader del partito di destra Israel Beytenu, ndr), che ho già visto in Italia e che mi ha molto colpito”. 

Vedrà anche il premier Netanyahu?

S.: “Non ambisco a tanto. Mi interessa portare in questi Paesi le nostre proposte di governo, spiegarle di persona, perché penso che nel 2016 la Lega possa andare al governo in Italia”. 

Per sbarcare in Israele c’è però il problema del suo rapporto con Casa Pound, su posizioni molto anti-israeliane…

S.: “I problemi di Israele sono ben altri, dall’Iran alla Turchia che fa poco contro l’Isis. Casa Pound è l’ultimo dei problemi. Io vado come segretario della Lega. Punto. E non incontrerò certo i filopalestinesi…”. 

Il suo viaggio americano che obiettivi ha?

S.: “Per noi la reaganomics resta un riferimento fondamentale sui temi delle tasse, della concorrenza. Il nostro riferimento è chi pensa a una economia di questo tipo”.

......
Reaganomics in economia, sostegno allo stato sionista in politica estera. Non ci stupisce quindi che adesso Matteo Salvini, intervistato su La7 a Otto e mezzo, abbia sostenuto la cacciata del legittimo governo di Bashar al-Assad.
Non è certo "tradimento" il suo, ma un logico approdo, considerate quelle che erano le premesse. Ci avvilisce, piuttosto, che siano altri a "stupirsi". Stupirsi di cosa? Ma davvero ci si poteva illudere che il segretario della Lega fosse la giovane e promettente novità del panorama politico? Che si trattasse di un convinto sostenitore della sovranità, della lotta al dominio USA-UE, all'imperialismo e alla globalizzazione, in nome del multipolarismo e del "socialismo"? Socialismo che solo i visionari gli hanno appiccicato addosso?

Al ruspante padano neanche la parte del filorusso gli era riuscita, con tutti i legami della sua Lega "partito nazionale" con estremisti di destra sostenitori di Pravy Sektor e dei golpisti nazisti ucraini, nemici giurati di quella Russia della quale Salvini voleva spacciarsi per referente. 

Nessuno sembra aver imparato da quello che è successo due anni fa con Beppe Grillo. Il copione si ripete sempre, immancabilmente, uguale di anno in anno. Ci sono i fanboy "sovranisti" per i quali l'uscita dall'Euro, dalla NATO e dal capitalismo si potrebbe attuare in 24 ore, e non vogliono aspettare oltre. Vogliono un leader buono, sul cavallo bianco, che dia loro tutto e subito. Ed il leader arriva. Il capo carismatico di un partito che alla vigilia di una campagna elettorale, intuisce la nicchia di mercato e perciò cambia (esteriormente) pelle. Il massimalismo verbale, ogni tanto, paga. E così lanciando qualche "proposta indecente" nella forma di facili slogan: No euro, w la Russia, abbasso Obama, e così via. Tanto, tutto l'impianto ideologico del partito resta uguale a prima, con le stesse posizioni: balle mediatiche e confindustriali, visite ad ambasciate statunitensi, proposte di privatizzazione, analisi confusionarie, giustizialismi, destrismi o sinistrismi.
Ma intanto i fanboy si sono già innamorati del loro nuovo beniamino: il "meno peggio in circolazione", lui almeno "parla in televisione e fa conoscere le nostre posizioni"; "bisogna votarlo senza se e senza ma".

Alla fine però... il meno peggio si dimostra essere il peggio. I fan innamorati delusi piagnucolano per le loro speranze tradite, ed allora si spaccano in due. Quelli che confidano ancora nel "ritorno alle origini", possibile se si correggono gli "errori" (errori li chiamano!). E poi quelli che si mettono alla ricerca di un nuovo fantoccio, di un nuovo cerchiobottista con la lingua a Mosca e il portafoglio a Strasburgo, a Bruxelles, a Washington o a Tel Aviv. Cosiddetti intellettuali che prendono le distanze "delusi", ma senza mai fare autocritica, senza ammettere quanto ottusi e pericolosi siano stati nello spargere l'idolatria e la febbre elettorale tra la gente comune, gente che purtroppo li ascolta questi "intellettuali" e si fa abbagliare come loro. 

Ieri il partito di Grillo metteva lesto in soffitta il referendum contro l'euro che, sotto elezioni, era servito a galvanizzare i "liberi pensatori". Ed improvvisamente vedevi tutte queste frotte di grillini incendiari riscoprirsi antigrillini, freddi e lucidamente distaccati. Gli stessi che fino a prima deridevano chiunque non accettasse di confluire alla corte del califfo genovese. 
Oggi, ci sono i "nostristi", quelli per cui Salvini è la testa d'ariete della Russia di Putin e della lotta all'Unione Europea, ma starebbe "tradendo" commettendo l'"errore" di rifondare il centrodestra. E riecco la sceneggiata delle lettere aperte e accorate, in cui parlano a tu per tu con il grande capo, rimproverandolo ma suggerendogli di cambiare rotta. Senza mai osare rompere i legami. Se non tardi, decisamente troppo tardi, e soltanto per passare ad adorare un altro idolo. 

È il disgustoso fenomeno di riposizionamento trasformistico ed opportunistico tanto denunciato da quel Costanzo Preve di cui tanti "intellettuali" sciommiottano teoremi e proposte per poi andarli a suggerire... a Salvini, a Ferrero, a Rizzo o a Grillo. Questi, implicitamente ringraziano: c'è sempre bisogno di materiale nuovo nel caso finiscano i pezzi di ricambio per un nuovo maquillage alla facciata esteriore del proprio partito, in vista delle elezioni. 

Questi sono i fatti, e vanno pacificamente ammessi. Chiudere gli occhi e tifare Salvini solo perché dà fastidio ai boldriniani, ai vendoliani o ad altra spazzatura da centro sociale okkupato... che triste infantilismo politico. Speriamo che chi ha giocato con il fuoco in questo modo, si bruci, e lui soltanto.

A.R.

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