martedì 19 maggio 2015

L'uomo, animale infinitamente addomesticabile...

Finalmente ci siamo! con il voto della Camera dei Deputati del 18 Maggio 2015, la soluzione finale della scuola pubblica è quasi una realtà , il suo affossamento si porterà via anche gli antiquati principi anni ’50 di eguaglianza, parità sociale , libertà su cui era fondata.
"Ognuno si deve poter misurare "con le persone che sceglie, e deve poterle valutare e anche cambiare, se queste non funzionano"(ex Ministra Gelmini!).
Ora è tutto pronto e quella tanto agognata chiamata diretta dell’Aprea vedrà la luce con l’aiuto di Renzi, il Rottamatore! Che promuove un modello di scuola pubblica sempre più vicino a quello della scuola privata chiesto nel 1995, dell’European Round Table of Industrialist (ERT, potentissima lobby di industriali europei) agli stati europei e all’Italia:"Non abbiamo tempo da perdere (...) Ci appelliamo ai governi perché diano all’educazione un’alta priorità, perché invitino l’industria al tavolo di discussione sulle materie educative, e perché rivoluzionino i metodi d’insegnamento…").

Così il vecchio sistema trasparente che garantiva lavoro sulla base di titoli ed esperienza viene sostituito con una scuola federale che valuterà i docenti sulla base di provvedimenti discriminatori e protezionistici, i quali si articoleranno sempre di più su vari livelli, fra logiche politico-clientelari e diverse cordate d'interesse; fra il personale tecnico amministrativo e le dirigenze; fra le masse sempre più numerose di docenti esclusi dal mondo del lavoro, anche sulla base del luogo di nascita; di studenti rifiutati dai livelli della formazione per essere precocemente immessi nel mercato del lavoro; dell’ istituzione di meccanismi sempre più rigidi di selezione, repressione e controllo. Anni di retorica sulla scuola e sulla formazione, sulla meritocrazia e sulla competizione, chiacchiere e scelte pesanti che hanno solo tagliato opportunità, generando frustrazione e sfiducia. 

Tutto secondo un disegno predefinito, poiché la questione scolastica non è mai soltanto scolastica, ma è sempre lo specchio ed il riflesso della più ampia questione dell'identità culturale nazionale; in un mondo che si dichiara globalizzato, o meglio rimondializzato in senso capitalistico ed imperialistico, la vecchia scuola della Costituzione non ha più spazio vitale. Per anni il processo di completa frantumazione della scuola pubblica è stato affidato alla furia verbale di un’armata Brancaleone di sindacalisti, che hanno il “merito” di aver ingannato le coscienze dei lavoratori con scioperi la cui funzione è stata solo quella di depotenziare la giusta protesta, e figuranti pedagogisti e psicologi prezzolati distruttori della professionalità disciplinare dell’insegnante; questa orribile e servile marmaglia di pseudo intellettuali ha la responsabilità storica e morale di aver operato per la dismissione totale delle conoscenze forti a favore di quelle deboli e precarie assoggettando le menti all’idolatria delle merci per creare un unico dispotico modello di comportamento. La vecchia scuola che nella testa di alcuni Padri della Costituzione veniva intesa come ascensore sociale e trasmissione di conoscenza, è stata trasformata in un gioco a quiz, uno sterile luogo dove le dinamiche educative si riducono alla competizione e all’insaccamento di contenuti inessenziali per creare il prototipo dell’incolto laureato, facilmente aggiogabile dai messaggi mediatitici, sempre più addomesticabile poiché l’uomo è un animale infinitamente addomesticabile. 

ad-fiele


martedì 12 maggio 2015

"Bancarella uber alles"?

Anche quest'anno, come tutti gli anni, la solita serie di attacchi a bancarelle abusive, friggitori di sgagliozze ecc. e relative scene di cozzalaggine malavitosa (vedi foto).

Proviamo per un momento a ricordarci che viviamo:
a) in tempi di crisi, di disoccupazione e di burocrazia che uccide le piccole attività economiche individuali;
c) in una città che viveva di piccolo commercio autoctono, ora distrutto (vedi il deserto della un tempo prospera via Manzoni); 

In questo contesto è normale aspettarsi che prenda il sopravvento lo spirito levantino barese: arrotondare e arrangiarsi come si può. La festa di S. Nicola è l’occasione giusta. D'altronde ha sempre rappresentato anche un giro economico. Guardacaso è proprio l’aspetto che da fastidio al duo Rubini-Maselli bersaglio di polemiche questi giorni per i loro insulti alla plebe accusata di "non capire niente".

A certi cosiddetti cittadini o intellettuali, piace “inorridire” per le cose che vedono, ma senza indagare sulle cause che ci stanno dietro e su tutto il resto. 
Ad esempio, nessuno si chiede su quanto "si fotte" di tasse il comune o lo stato per una bancarella da tenere aperta solo due o tre giorni all’anno, o sulle normative burocratiche assurde imposte per esercitare attività del genere. Pare che la gente (solo quella umile, naturalmente) debba sfamarsi unicamente di "rispetto delle regole”, di “civiltà”, e di altri termini astratti inadeguati alla difficoltà della situazione.

A creare lavoro e ricchezza sono ristorazione, agricoltura, manifattura, artigianato, trasporto, industria. In Italia e specialmente al sud tutto questo è scomparso o sta scomparendo, com'è nei piani dei governi che si succedono. Al loro posto il libero mercato ci porta lavoro precario ai call-center, ipermercati che falliscono uno dopo l'altro, filiali di multinazionali come Louis Vitton a via Sparano, ed “arte moderna” (pessima). O altrimenti, appunto, c'è sempre la mafia, con le sue attività.
Per giunta poi chi apre una piccola bancarella dev'essere anche criminalizzato. Senza distinzioni tra mafiose e non mafiose. Consentiteci, è davvero troppo.

Poi quella dei ragazzini con la pistola non è una novità, come non lo è la criminalità mafiosa minorile. Ma anche qui mai nessuno attacca i veri responsabili. Da anni nei quartieri periferici “serbatoio” dei topini aggressivi si chiudono le scuole; a Bari vecchia, per dire, l’ultima amministrazione ha fatto chiudere la media S. Nicola, quella elementare è chiusa o sta per farlo, e lo stesso discorso si ha in altre zone. La mancanza dell’istruzione proprio in contesti disastrati è la causa che conduce le persone fin da giovanissime ad militare nei clan mafiosi. Ma in pochissimi denunciano il problema. Si preferisce il facile discorso (razzista) dei baresi di serie A e B.
Tanto i discorsi giustificatori della serie "poverini, aiutiamoli" si fanno solo commentando reati di sottoproletari rigorosamente immigrati.

Dunque, cosa risulta più odioso? Il titolare di una bancarella non autorizzata (chissà i guadagni miliardari eh...) o ad esempio gente come Emiliano, proprio lui il primo che questi 2-3 anni si è prodigato nella campagna anti-bancarelle, ma che si faceva recapitare a casa regali in cozze e pesce pregiato nella vasca da bagno in cambio delle concessioni fatte a palazzinari ed ai veri affaristi della città (episodio rimosso in modo orwelliano da tutti)? Oltretutto, lui stesso si era vantato di aver cancellato la grande criminalità da Bari, con la sua "Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità". 

Fin quando ci saranno pessimi esempi e pessimi governanti, anche la gente comune per sopravvivere seguirà certi costumi deteriori. E in certi casi, è difficile biasimarla.

Pasquino

venerdì 8 maggio 2015

Scuola: Siamo Uomini e Donne, o caporali?


5 maggio 2015. Una grande manifestazione di massa, uno sciopero che non si era mai visto, ma poi? Essendo piuttosto pessimista soprattutto nei confronti della triplice intesa dei sindacati, distintisi negli anni come traditori dei lavoratori, provo ad immaginare, sperando di sbagliare, il futuro. Il finto accoglimento di alcune istanze, già abbondantemente previste, la spaccatura del fronte con lo specchietto per le allodole dell’immissione in ruolo di 100.000 precari, che devono di diritto essere assunti e fatta passare come concessione, tra l’altro decurtata di ben 50.000 docenti.

Si parla poi di gerarchizzazione della scuola del ruolo di potere del Dirigente scolastico, ma queste cose erano già tutte implicite e preconfezionate nella  istituzione dell’autonomia scolastica (riforma Berlinguer, fine anni '90, governo di centrosinistra). 
In effetti l’autonomia fu  una trasformazione epocale , mutando la natura essenziale delle scuole che diventarono supermarket tendenzialmente subalterne ai centri di potere locali , ma soprattutto ha determinato un crescente imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori della scuola, trasformata in un teatrino di laceranti conflittualità, generando confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, incentivando comportamenti furbeschi, spregiudicati ed arroganti, esasperando uno spirito di cinismo, arrivismo e un’accesa competizione per scopi prettamente venali.
L’autonomia fu seguita dall’applicazione della legge n. 53/2003, nota come “riforma Moratti”, a cui ha fatto seguito l’opera di affossamento della triangolazione Gelmini, Brunetta, Tremonti con le quali é stata creata una profonda divisione gerarchica tra i lavoratori della scuola: si è prodotta una netta disparità di redditi e funzioni non corrispondenti a meriti o capacità reali, favorendo un processo di mercificazione delle mansioni didattiche e un effetto di aziendalizzazione dei rapporti interni, caratterizzati in termini di comando e subordinazione, che hanno logorato ed azzerato la democrazia collegiale. Le istituzioni scolastiche hanno già assunto posizioni di sudditanza psicologica verso i poteri egemoni a livello locale: mi riferisco anzitutto alle Pubbliche Amministrazioni, che si dimostrano incapaci o restie a finanziare le iniziative progettuali di arricchimento qualitativo dell’offerta formativa.

Cancellati definitivamente  i Decreti Delegati del 1974, che istituirono varie forme e strumenti di democrazia collegiale nella scuola, la partecipazione alla vita e al funzionamento degli organi collegiali si è progressivamente ridimensionata e deteriorata.
Oggi il potere decisionale detenuto ed esercitato all’interno degli organi collegiali (Consigli di Istituto, Collegi dei docenti, Consigli di classe, interclasse e intersezione) esclude sempre più la maggior parte delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non docente. In pratica l’esercizio del potere politico-decisionale è riservato ad una ristretta cerchia oligarchica formata dal Dirigente scolastico e dai suoi più stretti e fidati collaboratori. 

poi il merito! Facendo leva sulla parte peggiore della natura umana si svilupperà all’ennesima potenza tutto l’apparato clientelar-mafioso. La valutazione, che è sempre un atto politico, dell’insegnante, ma anche del Consiglio di classe e della Scuola in generale, è tipica dei regimi tirannici. Una tirannide algida dei tecnocrati, che promuovono un modello di autorità e un tipo di società precisi. Gli strumenti di valutazione che vengono presentati come banalmente “oggettivi”, in realtà sono dispositivi disciplinari che ripristinano il vecchio autoritarismo della scuola. E come ogni tirannia cieca e ottusa.
Siamo stati preparati alla perdita dei diritti fondamentali dei lavoratori e della conoscenza piano piano, la mutazione genetica della scuola era già avvenuta con l’orrore dei test Invalsi e i docenti , che ben sanno che saranno loro ad essere valutati , per non fare brutta figura, si sono preparati sostituendo l’attenzione ai tempi e alle attitudini dei loro allievi al piattume del test. Il tema è stato messo nel cestino, i brani letterari decontestualizzati. Competenze, saperi, soggettività dei ragazzi hanno perso la loro centralità per essere sostituiti da risposte multiple. E’ la vittoria della banalità a discapito del pensiero critico e creativo.
Anni di retorica sulla scuola e sulla formazione, sulla meritocrazia e sulla competizione, chiacchiere e scelte pesanti che hanno generato frustrazione e sfiducia, secondo un disegno predefinito. La questione scolastica, infatti,  non è mai soltanto scolastica, ma è sempre lo specchio ed il riflesso della più ampia questione dell'identità culturale nazionale in un mondo rimondializzato in senso capitalistico ed imperialistico.

Obiettivo quasi raggiunto: trasformare un popolo che mostrava segni di consapevolezza e cultura medi (dal punto di vista del Potere) in un popolo di rincitrulliti, rammolliti e irresponsabili in grado di mandar giù qualunque rospo e qualunque panzana propostagli.

Sono riusciti a portare a buon esito questo esperimento manipolando con perizia la televisione – e i media in genere – e anche la scuola. Ovviamente potenziando (e deformando) i primi e depotenziando (e deformando) la seconda.

Mafalda