lunedì 9 gennaio 2017

M5S: l'"onestà" di aver sempre cambiato bandiera

L'"inaspettata" proposta di Grillo ai suoi accoliti di votare per il disconoscimento dell'alleanza europarlamentare con l'UKIP di Farage ed andare tra le braccia dei liberal-liberisti del gruppo ALDE è, in primo luogo, la dimostrazione lampante di tutti gli sfracelli provocati dalla tendenza a definirsi "post-ideologici". Cosa che in questi anni il circolo dei vari alterstupidi-euroscettici-sovranisti ha sempre ostentato con nonchalance, descrivendola come "normale" conseguenza del "superamento della dicotomia destra-sinistra".
Un qualsiasi progetto politico deve necessariamente nascere munito di un'ideologia, intesa ovviamente nel senso migliore del termine: come visione del mondo, come sistema coerente di valori a cui corrisponde un impianto programmatico ben definito.
Non solo. Per un progetto di nuovo tipo che decida di non apparentarsi mai nè con la destra, nè col centro, nè con la sinistra, basarsi una propria ideologia è proprio ciò che serve per distinguersi dagli ambienti con i quali non si vuole essere confusi (i partiti di potere destrosinistri). E per prendere le distanze dalle "ideologie" dominanti.
Non è scritto da nessuna parte che al mondo possano esserci solo ideologie identiche a quelle delle correnti politiche ottocentesche (socialismo, conservatorismo, fascismo ecc.) e non si possa elaborarne una propria, di nuovo stampo, adatta ad ogni contesto. Un concetto semplicissimo no? Eppure troppo difficile da capire per i vari teorici complottardi, decrescisti e sciichimichisti che hanno definito a lungo le ideologie come sinonimo di dogma e fanatismo (e magari come "creazione della massoneria" - ignoranti, penosi e pericolosi). Grillo ha solo imitato le dicerie messe in giro da questi santoni (anche perché Grillo non fa che scopiazzare discorsi altrui a seconda del momento).

Fondare una forza politica dichiaratamente senza ideologia, cioè senza un'idea del mondo coerente e globale, è come salpare per l'oceano navigando a vista, senza bussola e senza rotta. Prima o poi però, si finisce proprio per attraccare nei porti "sicuri" del ceto politico più navigato... Altro che "superamento" di destra e sinistra e del novecento! La post-ideologia è la via più breve per tornare a rimestare sempre nello stesso armamentario dei soliti dogmi e schemi logori degli ideologismi più nauseanti di destra o sinistra. Qualcosa vorrà dire se il vate genovese guarda addirittura ai liberali, il gruppo politico con l'ideologia attualmente più decrepita del mondo, antiquata e decomposta persino più di socialdemocrazia, fascismo e comunismo!

Ciò che scandalizza poi della virata "liberal" dei 5 Stelle è, ovviamente, l'accondiscendenza verso il programma euroliberista dell'ALDE (cosa di cui comunque poco si preoccupano, dato che ai Di Maio e ai Dibba interessa solo e soltanto ridurre gli stipendi della Casta e simili fesserie, fregandosene di tutto il resto).
Ma il risvolto, se possibile, ancor più ripugnante della vicenda è l'averci fornito la prova che i Grillo, i Casaleggio e simili sono fortemente condizionati dai mass-media, e sensibili agli umori che sono stati instillati in certi settori di opinione pubblica proprio dai mass media. Le critiche grilline alle "balle dei giornalisti", cioè, non si spingono oltre un certo limite, visto che alla fine sono disposti a sacrificare le proprie scelte tattiche e strategiche pur di risultare meno sgraditi e "impresentabili" al coro disinformativo che va per la maggiore.
Perché infatti disconoscere l'intesa con Nigel Farage?
Per dare un preciso segnale di voler uscire dalla lista dei soggetti pericolosi per l'Eurocrazia, così da piacere un po' di più ai giornalisti e opinion makers "che contano" e a tutta la truppa di ebeti e radical-chic alla moda che imperversano sui social network denunciando il "nuovo fascismo" Brexit-Putin-Trump-Salvini-Grillo.

Per chi scrive, ci sono pochi dubbi sul fatto che nelle prossime ore il plebiscitarismo dei pentastellati, travestito ipocritamente da "metodo di democrazia diretta", approverà supinamente, in massa e su tutta la linea l'ennesima penosa giravolta del grande capo. 
In proposito, vengono in mente certi gonzi che ancora si illudono nel fatto che "Grillo prima o poi sarà costretto a subire le decisioni della base del movimento". A parte che è dal 2012 che ancora aspettiamo di vedere realizzarsi questo fantomatico evento (e difatti, come per tutte le speranze sciocche, non c'è nessuno che indichi quando esattamente ciò dovrebbe accadere) finora nessuno nel movimento ha mai mostrato di volersi discostare dai diktat calati dall'alto dallo stato maggiore del M5S. Tutt'altro. I militanti grillini continuano, imperterriti, a non accettare alcuno stimolo o critica costruttiva dagli esterni al M5S. Al sottoscritto è capitato continuamente di essere aggredito da idrofobi elettori grillini per aver osato esprimere semplici dubbi, a volte anche per aver preso le loro difese. Su queste premesse è impossibile pensare che un giorno la base "costringerà" i dirigenti ad ascoltare le decisioni dal basso: per i militanti quel che dice il loro capo è legge, si fa e basta, come del resto avviene da sempre in tutti i partiti e movimenti politici "normalizzati". 
Lo si è visto anche in questi giorni, con un 90% di consensi per un Codice etico che ha rappresentato una involuzione clamorosa sull'unico argomento in merito al quale i pentastellati volevano mantenere una coerenza tra fatti e azioni, cioè l'espulsione automatica di semplici indagati, oltre che di condannati. La truppa sarà sempre favorevole in blocco a quello che dall'alto gli si suggerirà di approvare. Anche i voltafaccia più sfrontati nei programmi e nelle intenzioni. Ovviamente sempre allo scopo di "non spaccarci tra di noi", di "non mostrarci deboli al nemico" e via con altre argomentazioni di scuola togliattesca-berlingueresca (la scuola dell'odierno PD).
Del resto, riposto ancora una volta nel dimenticatoio un referendum decisamente più importante da far fare all'intero paese, quello sull'Euro (annunciato in pompa magna nel 2013 solo per riscuotere un pacco di preziosi consensi), a Grillo non rimane altro che indire di tanto in tanto referendum in casa sua, su qualsiasi insulsaggine gli venga in testa in quel momento, così da rendere più tragicomico il discredito e il suicidio della forza politica che ha fondato. 
E delle istanze giuste che questa forza ha ingiustamente preteso di rappresentare.

Andrea Russo

AGGIORNAMENTO: ovviamente, il 78% dei militanti grillini ha votato a favore dell'intesa con l'ALDE. Un 78% di pecore... che però hanno il bel coraggio di chiamare gli altri italiani "un popolo di pecoroni"!